Ammonta a venti milioni di euro il valore dei beni sequestrati dalla Dia all’imprenditore di Formia Vincenzo Zangrillo, ritenuto vicino al clan dei Casalesi. I sigilli sono scattati per 200 autoarticolati, 2 cave di marmo, 19 immobili tra abitazioni, uffici, opifici e magazzini, 21 ettari di terreni ubicati nelle province di Latina e Frosinone, Napoli, Isernia e Caserta, 6 società, 16 conti correnti e rapporti bancari di varia natura. A Formia, in particolare, è stata posta sotto sequestro un’azienda in località Acqualonga.
Gli investigatori della Dia, del Centro Operativo di Roma, hanno eseguito il maxi sequestro , su disposizione del Tribunale di Latina colpito il patrimonio nella disponibilità di Zangrillo, cui fanno capo società operanti nel trasporto merci su strada, smaltimento rifiuti e commercio di autovetture.
Con un passato di fabbro-carrozziere, nel corso degli anni Vincenzo Zangrillo, secondo gli investigatori, avrebbe avuto un’improvvisa e ingiustificata espansione economica diventando imprenditore, in svariati settori commerciali e titolare, direttamente o indirettamente, di numerose società. In particolare l’imprenditore opera nella gestione di cave di marmo con commercializzazione del «Coreno Ausonio» uno dei marmi più pregiati utilizzati per la costruzione dei porti, ma anche nei settori del trasporto merci su strada, del commercio all’ingrosso di altri materiali da costruzione, di smaltimento di rifiuti, di locazione immobiliare di beni propri e di commercio di autovetture.
Le indagini della Dia di Roma avrebbero accertato il nesso tra l’espansione del suo patrimonio individuale e imprenditoriale e le attività illecite da lui commesse nel corso degli anni. Zangrillo, oltre a frequentare ed avere rapporti d’affari con imprese controllate dal clan dei Casalesi – riferiscono gli inquirenti – ha numerosi precedenti penali per associazione a delinquere, riciclaggio e traffico internazionale di autoveicoli. È stato anche denunciato per traffico di rifiuti illeciti ed insolvenza fraudolenta avendo accumulato nel corso degli anni, con i suoi camion, mancati pagamenti dei pedaggi autostradali. Le verifiche degli investigatori hanno evidenziato come il suo patrimonio sia cresciuto parallelamente alle attività criminali sino a raggiungere le rilevanti dimensioni attuali; ciò a fronte di redditi dichiarati al fisco nettamente inferiori alle capacità economiche dimostrate. Il provvedimento di sequestro di oggi è motivato dunque dalla pericolosità sociale e dalla conseguente origine illecita del suo patrimonio.