Sono quattro i pontini coinvolti nella maxi operazione di polizia giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale Antimafia della Procura di Reggio Calabria che vede indagate, a vario titolo numerose persone, per i reati di associazione finalizzata alla produzione e al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio, ricettazione, detenzione e porto illegale di arma da sparo.
Eseguite dai carabinieri 28 misure cautelari nelle province di Reggio Calabria, Roma e Latina e a Eisenach, in Germania: tredici in carcere, quattordici ai domiciliari; una persona sottoposta agli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
Tra gli arrestati finiti in carcere Alfredo Celami, nato a in Germania l’8 maggio 1970, residente a Latina e Massimiliano Tartaglia, nato a Latina il 2 novembre 1983, ivi residente. Tra gli arrestati ai domiciliari Adamo Fiasco, nato a Latina il 16 agosto 1973, residente a Sermoneta e Arianna Ramiccia, nata a Latina il 16 agosto 1992 ed ivi residente.
L’operazione di polizia giudiziaria, svolta dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, con il contributo dei colleghi del BundesKriminalAmt (BKA), ha colpito un presunto sodalizio criminale, composto secondo gli inquirenti da almeno 14 persone, molte delle quali originari di San Luca (Reggio Calabria) e legate da vincoli di parentela, dedito principalmente alla gestione di una filiera produttiva di marijuana, al trasferimento e alla sua commercializzazione nelle piazze di spaccio romane e pontine.
L’indagine dei carabinieri, avviata nel 2016 con l’attività “Selfie” (così denominata poiché ha consentito all’individuazione degli indagati attraverso foto trappole istallate dagli stessi), oltre a permettere il rinvenimento e sequestro di svariate piantagioni, ha consentito di delineare i contorni di una stabile rete di spaccio che, affondando le sue radici nella Locride, avrebbe interessato altre regioni d’Italia ed in particolare il Lazio, punto fondamentale di smercio dello stupefacente coltivato in Calabria.
Dalle indagini sarebbe emersa la figura del principale promotore delle attività illecite, Michele Carabetta, 41 anni, elemento considerato di elevata caratura criminale, già condannato in via definitiva ad 8 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso (pena scontata), come elemento di spicco della cosca “Pelle-Vottari” di San Luca con il compito di introdurre nel territorio italiano armi da guerra, armi clandestine e munizioni.
Dall’operazione “Fehida” erano emersi i suoi legami con Antonio Pelle, 57 anni, detto “La Mamma”. Nell’associazione finalizzata al narcotraffico, Carabetta, pur sottoposto per tutta la durata delle indagini alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Roma, avrebbe avuto, secondo gli inquirenti, un ruolo direzionale e di cerniera tra la filiera produttiva e di stoccaggio dello stupefacente in territorio calabrese e quella che si occupava del suo trasferimento ad una platea estesa di acquirenti all’ingrosso in territorio laziale, attraverso due articolazioni dell’organizzazione. Una, operante nella capitale, guidata – sulla base degli accertamenti disposti dalla Dda reggina – da Daniele D’Ambrosi e da Alessandro Romagnoli, l’altra, operativa sulla piazza di Latina, che secondo gli inquirenti sarebbe stata condotta da Alfredo Celani, Arianna Ramiccia e Massimiliano Tartaglia.
Per il trasferimento della sostanza stupefacente verso le destinazioni fuori dalla Calabria gli indagati avrebbero utilizzato un linguaggio in codice, spesso riferendosi alla droga e con le espressioni “cavalli”, “magliette”, “cd” o anche con riferimenti a diversi e noti modelli di autovetture e scooter come “Panda”, “Golf” o “t-max”. Per eludere i controlli, in una circostanza, una donna in avanzato stato di gravidanza è stata coinvolta nel trasferimento a Roma di oltre 6 chili di marijuana provenienti dalle piantagioni della Locride.
Nel corso delle indagini sono state scoperte 8 piantagioni di cannabis, sequestrate 11mila piante di marijuana dal valore economico di svariati milioni di euro, effettuati una decina di arresti in flagranza di reato con il sequestro di 30,2 chili di marijuana. Sequestrati sei fucili da caccia di vario calibro e marca, privi di matricola o con matricola abrasa, tre dei quali rubati.