E’ iniziato il processo a carico dell’imprenditrice di Sonnino, Gina Cetrone, del marito Umberto Pagliaroli e poi Armando Di Silvio, detto Lallà e i due figli Gianluca e Samuele. Tutti sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione.
Davanti al collegio del tribunale di Latina è partito il giudizio immediato con la prima udienza. Era presente anche il pubblico ministero che aveva coordinato le indagini, Luigia Spinelli. Sono state ammesse le prove e la lista dei testimoni del pm e della difesa.
L’associazione Caponnetto, associazione nazionale contro illegalità e mafie, ha chiesto di costituirsi parte civile e la richiesta è stata accolta. Poi il processo è stato rinviato al prossimo 2 ottobre per il conferimento dell’incarico al perito per le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche. Insomma un primo step prima che si inizi il dibattimento con l’escussione dei testimoni.
Gina Cetrone è tornata in libertà soltanto il 12 luglio scorso, dopo l’arresto avvenuto il 29 gennaio 2020. Il Tribunale del Riesame aveva confermato l’obbligo di dimora. Ad incastrarla, secondo gli inquirenti, non solo le intercettazioni, ma anche le dichiarazioni del pentito Agostino Riccardo, che ha raccontato come sarebbe stata proprio lei a chiamarlo per farlo andare a casa dell’imprenditore che gli doveva 60mila euro per una fornitura di vetro. Insieme agli altri imputati avrebbe dovuto mettere paura alla vittima, per costringerlo a pagare.