Otto persone nel mirino per il dissesto del Comune di San Felice Circeo. La Procura regionale presso la Corte dei Conti, a seguito di segnalazione dell’Ispettorato generale della Finanza (Ministero dell’economia e delle finanze) e dell’informativa della Guardia di Finanza di Latina a cui sono state delegate le indagini dal 2013, ha ipotizzato un danno erariale pari a 676.082, 08 euro di cui si sarebbero resi responsabili gli ex sindaci Giuseppe Schiboni e Vincenzo Cerasoli, l’ex assessore al personale Giuseppe Federici e altre cinque persone della dirigenza dell’ente tra cui il segretario comunale Angelina Tasciotti. Le otto persone raggiunte da atto giudiziario sono invitate a depositare entro 45 giorni le proprie deduzioni ed eventuali documenti.
Il vice procuratore generale Domenico Peccerillo ricostruisce nelle 74 pagine dell’atto giudiziario non una semplice “mala gestio dovuta a negligenza o imperizia (peraltro inescusabili)”, ma una “sistematica e dolosa attività di depredazione delle casse comunali… per arricchimento personale sotto forma di emolumenti corrisposti e non dovuti”.
Un’accusa pesantissima contro la quale non sono bastate le precedenti “giustificazioni” fornite dal Comune nel corso di ispezioni e accertamenti partiti dalla dichiarazione di dissesto dell’ente effettuata con delibera di Consiglio comunale del 12 dicembre 2012. Un atto finalizzato al risanamento delle finanze comunali macchiate, secondo quanto relazionato dal sindaco Gianni Petrucci (eletto da pochi mesi alla guida del Circeo), da illegittima erogazione a pioggia degli emolumenti e altre criticità diventata causa del default dell’ente municipale segnatamente in materia di: grave disavanzo della gestione di competenza; residui attivi in materia di Ici e Tarsu superiori a 2 milioni di euro; indebita e artificiosa iscrizione in bilancio di entrate extra tributarie prive di idoneo titolo giustificativo e o di dubbia esigibilità.
I rilievi del sindaco Petrucci sarebbero stati quindi condivisi, stante all’attività ispettiva dell’Igf e di indagine delegata alla Guardia di Finanza, dalla Procura presso la Corte dei Conti che a chiare note comunica agli indagati che i fatti a loro carico, vista l’evidente rilevanza anche penale, sono stati portati a conoscenza della locale Procura della Repubblica.
Tra le contestazioni mosse dalla Procura regionale presso la Corte dei conti risulta l’indebito inserimento nella parte stabile del fondo di risorse aggiuntive collegate ad un incremento della dotazione organica “che, in realtà, non si è legittimamente realizzato, per un importo di 40mila euro in ragione d’anno (160mila nel solo quadriennio 2009-2012)”. “La posizione del Comune – si legge nell’atto notificato agli indagati – secondo cui l’inserimento di risorse aggiuntive nella parte stabile del fondo sia collegato ad effettivo aumento di persone in servizio, non può essere condivisa”. Il Comune si era difeso sostenendo che l’incremento della dotazione organica era avvenuto nel 2004 con le stabilizzazioni, cosa non supportata da documentazione, secondo la Procura regionale.
Altro rilievo riguarda l’indebito utilizzo delle risorse per l’incentivazione di prestazioni non rientranti tra quelle previste dalla legge e surrettizia stabilizzazione delle relative somme nei fondi dal 2010 al 2012 per un importo di 356.410, 93. “Le giustificazioni fornite – spiega il vice procuratore Peccerillo – non consentono il superamento del rilievo, ma in realtà confermano quanto dichiarato nel referto ispettivo, poiché ribadiscono che alcuni citati progetti non sono correlati ad alcun introito per legge in grado di finanziarli. Non è accettabile inoltre la giustificazione che hanno determinato un sicuro miglioramento dei servizi a costi più bassi rispetto a quelli di un eventuale affidamento a terzi, né si può ritenere legittima la stabilizzazione delle relative somme negli anni 2010-2012”.
E ancora: illegittimo utilizzo nel biennio 2008 e 2009 dei proventi da sanzioni per violazione al Codice della strada per l’incentivazione del personale della Polizia municipale in violazione di consolidati orientamenti dottrinali e giurisprudenziali per complessivi 23.284 euro. Le giustificazioni prodotte da codesto Ente non permettono di superare il rilievo, come già esposto nel referto ispettivo si è registrata la convergenza più piena da parte di tutti i soggetti coinvolti (Aran, Ministero dell’Interno, Corte dei conti, Anci) circa l’impossibilità di utilizzare i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per incrementare il trattamento retributivo dei dipendenti”.
In sostanza l’accusa mossa è che al Circeo sarebbero stati percepiti da alcuni dipendenti emolumenti illegittimi ai quali andrebbero aggiunti anche quelli corrisposti in assenza di contrattazione decentrata.
Colpisce negli atti dell’inchiesta, che arriva ad ipotizzare un danno erariale complessivo pari a 676.082, 08 euro, una conclusione a dir poco inquietante sulla peculiarità dell’ente sanfeliciano composto da un nutrito gruppo di dipendenti che risulta legato da rapporti di parentela tali da “rendere familiaristica l’intera gestione del bene pubblico”.