rubrica di Ivan Simeone
direttore CLAAI Assimprese
Avviare da subito una approfondita analisi della situazione socio-economica delle realtà produttive del territorio, intervenire con una programmazione organica che valorizzi le realtà commerciali di prossimità, le aziende artigiane e le tante microimprese locali a conduzione familiare; dare forza allo Sportello comunale del microcredito e “informaimprese” due interessanti ed utili intuizioni, che devono ora prendere il largo; capire realmente le esigenze del territorio con una “azione di ascolto” per poi mettere in campo tutti quegli interventi concreti che possano dare respiro e promuovere l’imprenditoria locale. Sono queste alcune delle priorità che riteniamo essere essenziali per ridare respiro dopo questa emergenza sanitaria, ancora non del tutto superata.
Se gli attuali dati statistici delle imprese ci fanno “vedere” una situazione “che regge”, la percezione del vissuto quotidiano evidenzia una profonda difficoltà.
A livello nazionale (dati che in percentuale ricadono poi a livello locale) un ennesimo grido di allarme è giunto a sostegno delle “partite IVA” e del popolo produttivo dei lavoratori indipendenti in generale che vedono una diminuzione del 5,8% del mondo produttivo “indipendente”, in primis delle partite IVA che spesso vivono dell’indotto delle attività commerciali e artigiane locali. Analisi della CGIA di Mestre.
Crisi del tessuto economico e, conseguentemente, aumento delle “nuove povertà”.
Secondo l’ultimo rapporto della Caritas pubblicato lo scorso 16 ottobre, “Oltre l’ostacolo”, sono in aumento “nuovi poveri” principalmente italiani, di età tra i 18 e 54 anni, vivono in abitazione in affitto, coniugati e con figli minori a carico, un livello di istruzione medio e senza un impiego o con una attività precaria. Una particolare attenzione per i nuclei familiari mono-genitoriali e in difficoltà donne che sono occupate principalmente nei settori del turismo e della ristorazione… guarda caso proprio i settori economici maggiormente colpiti da questa pandemia.
Anche nel nostro tessuto locale le situazioni di difficoltà non mancano; basti andare a parlare con i tanti parroci delle nostre Città i quali sono un punto di riferimento essenziale, una vera “rete solidale” informale.
Bisogna avviare una politica complessiva di interventi organici a sostegno di queste emergenze locali, emergenze che sono sociali ed economiche. Vi è la necessità di dare delle risposte concrete ai bisogni del tessuto territoriale. Si evidenzia una vulnerabilità culturale e sociale ed un ruolo sempre maggiore, nell’ambito della formazione professionale, potrebbe averlo proprio la “Latina Formazione Lavoro”.
A questo proposito riteniamo essenziale che le Amministrazioni locali struturassero un apposito “Assessorato alla Famiglia” che dovrebbe interagire con i servizi sociali e le attività produttive, nonché la costituzione di un tavolo permanente sul lavoro autonomo composto dalle parti sociali e dai rappresentanti dell’Ente locale. Fino ad alcuni anni fa, i rappresentanti delle categorie produttive erano direttamente presenti nelle commissioni comunali; questo permetteva una azione costante di concertazione e di confronto costruttivo. Oggi bisogna trovare nuove forme di dialogo permanente, nel reciproco rispetto dei ruoli istituzionali.