L’inchiesta Dirty Glass prende origine da una denuncia in cui si fa già riferimento nelle indagini relative all’inchiesta di Alba Pontina. Si tratta della finta intimidazione a Luigi De Gregoris fatta risalire al 2 dicembre 2017: nel suo ufficio a Sonnino sarebbero stati recapitati 4 proiettili di pistola calibro 7.65 e 2 per fucile da caccia, con un biglietto contenente una minaccia esplicita: “Bastardo devi paga”. L’episodio era stato denunciato il 6 dicembre 2017. Episodio nel quale è implicato l’imprenditore di Sonnino e presidente di Confartigianato di Latina, Luciano Iannotta.
De Gregoris aveva raccontato alla polizia di aver ricevuto in passato alcune richieste estorsive anonime che aveva ricollegato ad un’estorsione subita da Agostino Riccardo e altri appartenenti alla famiglia di origini rom dei Di Silvio. Nel 2016 erano andati al suo ufficio Riccardo e un altro e gli avevano detto di essere a conoscenza di un debito che aveva con un uomo di cui erano creditori e che doveva sbrigarsi a pagare altrimenti si sarebbero venuti a prendere i soldi.
De Gregoris si offrì di pagare una somma di 2500 euro ma poi girò la questione a Luciano Iannotta, suo socio in affari, che già in precedenza aveva avuto a che fare con richieste estorsive e si adoperò per risolvere la vicenda.
Luigi De Gregoris e Iannotta quindi furono all’inizio considerati le vittime dell’estorsione. Dopo gli accertamenti della squadra Mobile la vicenda è risultata però del tutto diversa.
Nelle 368 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare il giudice per le indagini preliminari, Antonella Minunni, spiega come sia stata totalmente inventata e come il gruppo criminale poi scoperto avrebbe “ruotato proprio attorno all’imprenditore di Sonnino”, Iannotta, che con raggiri, minacce e violenze, “avrebbe posto in essere attività illecite, avvalendosi di strumenti societari creati ad hoc, con l’ausilio di criminali qualificati e anche di appartenenti alle forze dell’ordine o anche all’Agenzia per la sicurezza interna, per acquisire informazioni coperte da segreto, per finalità personali”.
Dalle indagini sono emerse così estorsioni e sequestri di persona, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro provento delle attività illecite, intestazioni fittizie di beni a terze persone anche per aggredire il mercato in maniera fraudolenta e consentire l’accesso a fondi europei.
E’ emersa anche l’attività corruttiva di persone delle forze dell’ordine “a completa – scrive sempre il gip – disposizione di Iannotta a seconda delle sue (illecite) esigenze personali”.
Un notevole contributo per definire lo spessore criminale di Iannotta Luciano è stato fornito dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Riccardo Agostino e Renato Pugliese, appartenenti al gruppo Di Silvio.
“Iannotta si conferma il punto di riferimento indiscusso – aggiunge il gip Antonella Minunni – lo stratega del gruppo, sempre pronto ad intervenire per sistemare le cose, è lui che risolve le questioni sorte all’interno del gruppo e che suggerisce ogni volta le strategie difensive e che si muove senza scrupoli nelle varie attività economiche-imprenditoriali, è recidivo avendo riportato, tra l’altro, condanne per fatti analoghi (nel 1997 è stata emessa a suo carico una sentenza dichiarativa di fallimento ed anche una condanna per frode nell’esercizio del commercio). Ha una caratura criminale e scaltrezza davvero eccezionale”.
In carcere sono finiti questa mattina Luciano Iannotta, appunto, Luigi De Gregoris, Natan Altomare e Pasquale Pirolo. Ai domiciliari invece l’ex comandante dei carabinieri Alessandro Sessa, il carabiniere Michele Carfora Lettieri, Franco Cifra (soltanto nei suoi confronti è escluso l’aggravante del metodo mafioso), di Latina, Antonio e Gennaro Festa, Thomas Iannotta, di Latina, e Pio Taiani. Ivano Stefano Altobelli, di Sonnino, è stato invece colpito dal divieto di dimora in provincia di Latina.