La truffa subita dall’imprenditore Luciano Iannotta porta gli investigatori, durante l’inchiesta Dirty Glass, a scoprire anche che l’ex presidente della Confartigianato di Latina si sarebbe avvalso “dell’ausilio di appartenenti a forze dell’ordine (infedeli) – scrive il giudice di Roma Antonella Minunni – pronti a mettersi al suo servizio svolgendo indagini non autorizzate in mancanza di un procedimento penale”.
Iannotta cerca chi gli ha portato via i 600mila euro che, secondo quando ricostruito dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Roma, Ilaria Colò, avrebbero rappresentato la prima tranche di una tangente da un milione di euro ad un funzionario (anche questo falso), della Regione Lazio per un appalto relativo alla realizzazione di cassonetti per la raccolta rifiuti.
Per trovarli, oltre ad azioni dirette come il sequestro degli intermediari, chiede ad amici nelle forze dell’ordine di fare ricerche sui database dei corpi ai quali appartengono.
I nomi su cui Iannotta cerca conferme vengono interrogati presso gli archivi Sdi (il Sistema di indagine in uso alle Forze dell’ordine), da Michele Carfora Lettieri, appartenente ai carabinieri di Terracina (ora ai domiciliari).
Un aiuto arriva anche da un militare della Guardia di Finanza di Fiumicino, che gli avrebbe comunicato che l’intestatario dell’utenza telefonica attraverso cui Fabio Zambelli (l’impiegato della Corte dei Conti che avrebbe concesso il suo ufficio per la visione del denaro della tangente), comunicava con il truffatore risultava intestata ad un certo S.T.
Poi lo informa anche su quali veicoli avrebbe viaggiato il soggetto e le targhe. I due si sentono ancora e al telefono il finanziere gli cerca le società del soggetto su cui stanno investigando e prende i nomi di alcuni dipendenti. Iannotta gli dice: “Si potrebbe beccare questo… dire senti ma che tu sei amica di una certa… di un certo Txxxx. Questo dove è residente? Perché il telefono sta intestato lì”.
I rapporti tra l’indagato, i Servizi di sicurezza e appartenenti alle forze dell’ordine sono emersi, secondo gli inquirenti, anche in occasione di un pranzo al quale avrebbero partecipato anche due appartenenti ai Servizi rimasti ignoti. Il 16 aprile del 2018 Iannotta ne discute al telefono con il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa. All’incontro saranno presenti i Festa, detti “i napoletani” che avrebbero fornito il denaro della tangente.
In questa conversazione intercettata dagli investigatori Sessa, spiega il gip, “si proporrà a Iannotta quale garante dell’identità degli ospiti offrendosi di presenziare riservatamente in modo da poter identificare gli appartenenti ai Servizi, alcuni dei quali noti all’ufficiale, oltre che per poter eventualmente disvelare alcuni diversivi autorizzati dai commensali per occultare gli effettivi ruoli rivestiti”.
Iannotta spiega a Sessa che verranno a pranzo: “E mi devono far sapere… mi ha detto settimana prossima i nostri protettori stanno da noi…”. Parlano della convenienza della presenza del colonnello e Iannotta dice: “E se mi domanda ma… ci possiamo stare tranquilli… ma certo che potete star tranquilli, di più…” e Sessa risponde: “Tranquilli possiamo star tranquilli”. Sessa si preoccupa di far sapere ai presenti chi è e Iannotta replica: “Dice… è dei nostri? No dico guarda è peggio (ride)” e Sessa anche ride. Poi lo consiglia: “Dovresti far fare… se riesci a fare le foto… per vedere le fa… perché non è da escludere che magari si porta pure eh.. il vice direttore del servizio… perché ha allargato la copertura”.
E’ sempre a Sessa che Iannotta avrebbe rivelato di essere disposto a tutto pur di riavere i 600mila euro persi nella truffa, anche a rivolgersi ad esponenti della criminalità e gli confidò che i Servizi gli avevano garantito che avrebbero i soldi.
Il colonnello Sessa avrebbe secondo il gip “asservito la propria funzione a esigenze di natura esclusivamente personali dell’imprenditore di Sonnino, ottenendo in cambio delle utilità”. Iannotta avrebbe messo a disposizione di Sessa anche un telefonino e una Smart tramite una delle sue società. Sessa avrebbe dimostrato una grande riconoscenza anche mettendo a disposizione un alloggio di servizio dell’Arma dei carabinieri a Roma, in piazza del Popolo, che lui non avrebbe utilizzato.
Sessa parla con Iannotta il 16 aprile 2018: “Visto che sono un poveraccio perché non mi rimedi un telefonino e una scheda?”. Iannotta risponde di sì, poi gli dice: “Ora c’abbiamo il bilancio possiamo fare la Smart” e Sessa: “Eh sì… io non ti rompo Lucià… lo sai quando… quando lo puoi fare”.