Sentito il secondo testimone nel procedimento penale relativo alla morte di Desirée Mariottini, Sabid Abdullah detto Imhem. L’uomo sarebbe entrato nell’edificio nel pomeriggio del 18 ottobre e sarebbe entrato nel container perché cercava un cucchiaio con bicarbonato per assumere sostanza stupefacente. Avrebbe visto Mamadou Gara uscire in fretta ed aveva notato la ragazzina di 16 anni di Cisterna sul materasso, senza i vestiti nella parte inferiore del corpo.
La ricorda sudata e gialla in volto. Insieme l’avevano portata nell’altra stanza e Kasufa Muriel (il terzo testimone chiave), l’aveva rivestita. La 16enne era rimasta seduta sul materasso, ma diceva di essere stanca, voleva dormire. Sempre Muriel avrebbe tentato di darle un po’ di acqua e zucchero.
Il testimone ricorda di aver visto il primo teste chiave, ascoltato durante questo incidente probatorio posto all’interno dell’udienza preliminare, litigare con gli imputati. Non avendo capito cosa si fossero detti se lo sarebbe fatto tradurre. Non volevano fossero chiamati i soccorsi. La frase sarebbe sempre la stessa: “Meglio lei morta che noi in galera”.
Dettagli, passaggi, circostanze ripetute all’infinito. È necessario perché nel caso in cui le testimonianze corrispondessero tra loro, il cerchio intorno agli indagati si stringerebbe sempre più. Finora sembra che quanto ricostruito nelle prime indagini stia trovando conferma.
Continua il nervosismo e il comportamento inadeguato degli imputati. Oggi uno di loro è stato portato fuori dall’aula. Ad un tratto, mentre il testimone parlava, Mamadou Gara si è ha alzato, gli ha puntato il dito contro e ha urlato qualcosa in africano. Il giudice, che la scorsa udienza li aveva ripresi perché ridevano in aula, ha deciso di farlo uscire.