Era stata trovata sul ciglio della strada, ormai senza vita, Gloria Pompili, il 23 agosto del 2017. Per la sua morte oggi il procuratore capo di Latina Lasperanza ha chiesto condanne per un totale di 60 anni di reclusione. Per il marito della zia di Gloria, Saad Mohamed Elesh Salem, il pubblico ministero ha chiesto 24 anni di reclusione. Per la zia, Loide Del Prete, con la quale la ragazza viveva con i suoi due bambini piccoli, la stessa pena: 24 anni. Dodici anni invece la richiesta per il fratello di Saad Mohamed Elesh Salem, che aveva sposato Gloria per ottenere il permesso di soggiorno.
Il procuratore ha chiesto anche, questa mattina, davanti la Corte d’Assise presieduta dal giudice Soana, 3 anni di libertà vigilata per gli imputati, al termine della pena e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 11 ottobre, quando prenderanno la parola gli avvocati degli imputati per le arringhe finali.
Saad Mohamed Elesh Salem ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee: “Sono stato superficiale – ha detto davanti alla giuria popolare – condannatemi se volete per altri reati, ma non per la morte di Gloria, perché non l’ho uccisa io”.
La vicenda è stata brevemente ripercorsa dal procuratore Lasperanza, che non si è prolungato nella sua requisitoria. “Non è stata una disgrazia – ha detto – In Tribunale c’è stata una sfilata di persone che hanno voluto deporre per fare chiarezza sulla vicenda”. Una collaborazione di persone di diversa estrazione sociale che hanno permesso di trovare riscontri importanti per capire cosa sia accaduto alla 23enne.
“La Pompili – ha aggiunto Lasperanza – è stata lasciata sola. Era gracile, non poteva difendersi”. Ed era terrorizzata: “Si copriva perché non voleva che vedessero i segni delle percosse”. Aveva paura che accadesse qualcosa ai suoi bambini: “E’ morta – ha aggiunto il procuratore –per difendere i suoi figli”. Poi ha spiegato perché ha chiesto la stessa condanna anche per la zia di Gloria, Loide Del Prete: “Non l’ha mai aiutata, era completamente indifferente alla sua sorte”.