Niente stazione unica appaltante per Sabaudia. Il punto all’ordine del giorno dell’assise civica è stato ritirato sulla scia della mozione di sfiducia al sindaco Maurizio Lucci, protocollata questa mattina in Comune da otto consiglieri.
Niente centrale unica di committenza (costata la dimissione del sindaco poi ritirata) e niente stazione unica appaltante (la settimana scorsa era venuto meno il numero legale): paralizzati dalla politica gli affidamenti di lavori e servizi superiori ai 40mila euro.
La seduta si è aperta con l’intervento di Giovanni Secci, volto a dare lettura alla mozione di sfiducia condivisa con altri sette colleghi tra cui i fratelli dell’ormai ex maggioranza. Ma l’operazione è stata stoppata dal presidente del Consiglio comunale Vincenzo Avvisati, tenuto contro del parere espresso dal segretario generale dell’ente Grazia Trabucco: la mozione sarà discussa non prima di 10 giorni e non oltre 30 giorni dalla data di protocollo, come previsto dalla normativa vigente. E’ seguito poi un intervento di Luca Mignacca che ha chiesto al sindaco di prendere atto della mozione protocollata e di tornare in aula per l’approvazione della stazione unica appaltante quando avrà trovato una maggioranza.
Il punto è stato quindi ritirato. Con molta probabilità il prossimo Consiglio sarà convocato per discutere la sfiducia, che per essere approvata, oltre al voto dei sottoscrittori, dovrà essere sostenuta da un nono consigliere. Si gioca quindi sul filo di lana. A meno che Lucci non tiri fuori un asso dalla manica, la strada appare al momento già segnata verso un vicino commissariamento dell’ente.
L’assise di questa sera si è tenuta alla presenza di tutti i componenti, ad eccezione di Piera Polisena: assenza giustificata da un certificato medico.