Si è tenuta ieri l’urdienza al Tar per la richiesta di sospensiva della nota regionale del 13 giugno scorso con la quale si contestava alla Rida Ambiente l’ingresso nell’impianto di Aprilia dei rifiuti umidi (CER 200108). Il Tribunale amministrativo del Lazio (I sezione quater) ha rigettato l’istanza della società ricorrente, motivo per cui l’imprenditore Fabio Altissimi non potrà ancora lavorare, come sperato, i rifiuti organici per “bio-essiccarli”. Dovrà attendere il giudizio di merito, ma nel frattempo ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza di rigetto dell’istanza cautelare.
Nell’ordinanza del Tar pubblicata oggi si legge a chiare note che “in atti appare quanto meno dubbio che la ricorrente (Rida Ambiente, ndr) possa ritenersi autorizzata al conferimento del rifiuto CER 200108 oggetto della diffida impugnata, nell’unica linea di trattamento mantenuta in esercizio (Linea 2)”. “Rilevato, infatti, e salvi i doverosi approfondimenti di merito, che, ancora più a monte – si legge sempre nell’ordinanza -, la soppressione della Linea 1 – in cui tale rifiuto poteva essere conferito – che avrebbe necessitato verosimilmente di una modifica sostanziale dell’impianto, non pare essere stata mai autorizzata, non potendo valere come autorizzazione tacita una considerazione incidentalmente contenuta in una relazione di parte presentata a corredo di una istanza finalizzata a conseguire la sola autorizzazione all’aumento dei quantitativi trattabili”. Il Tar nel respingere la sospensiva della nota della Regione Lazio ha sottolineato che, “anche a tutela del superiore interesse pubblico al corretto trattamento dei rifiuti, la ricorrente dovrà proseguire l’attività, così come risulta autorizzata, astenendosi dal conferire nella Linea 2 il codice CER 200108, come del resto la parte ricorrente afferma si stia svolgendo attualmente l’attività”.
Per la Rida Ambiente i tempi necessari per attendere la decisione nel merito non sono comunque compatibili con le esigenze dell’impresa e della comunità servita. Da qui, la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato.
“Veniamo da una lunga serie di conferme, in sede giudiziale, della bontà del nostro operato. Questa recente pronuncia, pur nel massimo rispetto dovuto a ogni provvedimento giudiziale, invece, non ci soddisfa appieno. Abbiamo documenti ed atti che accertano la possibilità di ricevere quel rifiuto – sostiene l’amministratore unico Fabio Altissimi – e lo dimostreremo fino all’ultimo grado di giudizio poiché comunque crediamo fermamente nella giustizia. Continueremo a lavorare nel consueto modo corretto e rispettoso di cittadini e ambiente, come hanno potuto osservare i diversi rappresentanti di comitati e associazioni che hanno visitato i nostri impianti, nella speranza che al più presto ci venga riconosciuto fino in fondo ciò che crediamo ci spetti di diritto”.