I produttori olivicoli della provincia di Latina trionfano al «Monna Oliva», il concorso nazionale, organizzato dall’Umao (Unione mediterranea assaggiatori olio), che premia le migliori olive da mensa italiane. La Casino Re di Coletta Filomena di Sonnino vince nella categoria «olive verdi al naturale», mentre l’Azienda Impero Biol di Sonnino si afferma nella categoria «olive nere naturali». In quest’ultima categoria il podio è stato pontino perché al secondo posto si è piazzato Marco Del Ferraro di Giulianello e al terzo la Società cooperativa agricola «Oscar» di Rocca Massima. E siccome il concorso prevede anche le categorie «olive verdi in salamoia» e «olive condite», altri produttori pontini sono stati premiati con la «Gran Menzione». La premiazione dei vincitori è avvenuta alla fine dell’incontro sulla produzione delle olive da tavola che si è svolto presso il Consorzio per lo sviluppo industriale Roma – Latina, nei cui locali è ospitata, tra gli altri, anche la sede dello stesso Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina).
All’organizzazione di tale incontro e alla stessa premiazione dei vincitori ha collaborato il Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina). A fare gli onori di casa il presidente dell’Asi Carlo Scarchilli, che ha affermato, tra l’altro, che il «Consorzio è pronto a cedere un terreno di sua proprietà, dove realizzare una struttura al servizio delle settore olivicolo provinciale». A sua volta, l’assessore regionale all’agricoltura, Carlo Hausmann, concludendo l’incontro, ha comunicato che «la Regione sta lavorando all’apertura a Latina di un centro per la promozione, la degustazione e la commercializzazione dei prodotti tipici del territorio, compresi quindi gli oli e le olive». Olive che al «Monna Oliva» sono state giudicate con il metodo Qda (Quantitative descriptive analysis) attraverso la comparazione dei vari assaggi degli esperti. I produttori pontini lavorano solo ed esclusivamente quelle della varietà «itrana», tipica della provincia di Latina.
Ecco come sono trasformate: vengono prima selezionate, poi trasferite in fusti e ricoperte d’acqua dolce. Dopodiché iniziano le fermentazioni responsabili della loro deamirizzazione. Una tecnica, tra l’altro, riportata nel disciplinare della Dop, che è stata concessa alla fine dell’anno passato. Oltre alle nere e alle verdi (c’è chi le chiama cangianti o bianche), in Agro Pontino si producono anche le nere condite, le verdi schiacciate e le affumicate. Si tratta di olive la cui polpa, carnosa, si stacca facilmente dall’osso.
Oltre a premiare le migliori olive italiane, «Monna Oliva» promuove «la loro conoscenza e quella dei territori in cui avviene la loro lavorazione in modo da legare in un intreccio virtuoso ambiente, consumo e produzione». Il premio in particolare «vuole essere un riconoscimento a quanti dedicano il loro impegno, la loro esperienza e professionalità nel fare olive da tavola di qualità eccellente. Inoltre vuole diventare un valido punto di riferimento e di continuo confronto tra le diverse realtà produttive nazionali, al fine di esaminare le problematiche legate al settore e trovare nuove strategie di crescita che permettano di affrontare mercati sempre più agguerriti sul piano della concorrenza». Ecco perché è itinerante, anche se lo svolgimento delle prove di selezione si svolgono sempre a Roma, nella sede operativa dell’Umao.