C’è chi il lavoro non ce l’ha e lo cerca disperatamente, c’è chi arrotonda lo stipendio con l’assunzione di incarichi esterni, chi con gli incarichi esterni guadagna il doppio di quanto riceve annualmente dalla pubblica amministrazione e fa la morale, chi con spirito liberale incentiva i dipendenti a cercare possibilità di reddito oltre la casa madre. Il discorso rapportato a Latina, al netto di chi ha perso il lavoro con la chiusura di noti stabilimenti produttivi, si concentra in Comune.
E’ stata pubblicata oggi una delibera della giunta municipale che modifica il regolamento che disciplina l’incompatibilità, il cumulo di impieghi e incarichi per i dipendenti pubblici. Su richiesta dei dipendenti comunali, rappresentata alla dirigenza del servizio Risorse umane, l’esecutivo del sindaco Damiano Coletta ha approvato la proposta dell’assessore Antonio Costanzo di modifica del regolamento in questione svincolando i dipendenti al limite massimo di incarichi autorizzabili, precedentemente fissato a cinque, aumentando contestualmente il limite economico nel corso dell’anno solare da “non superiore al 30%” a “non superiore al 50%” della retribuzione annua lorda percepita dal dipendente nell’esercizio precedente. Cioè, fermo restando tutte le altre condizioni autorizzative del regolamento, il dipendente pubblico potrà accettare tutti gli incarichi che vorrà a patto che i compensi da essi derivanti non diventino a carattere prevalente del proprio reddito da lavoro. Dunque, accontentate le aspettative del personale dipendente del Comune di Latina che cerca di “arrotondare” con altri lavori.
La delibera di oggi “rispolvera” con effetto contrario la questione sollevata dal consigliere Matteo Adinolfi, di Noi con Salvini, che nella seduta dell’assise civica del 3 novembre scorso aveva chiesto al sindaco e alla giunta di impedire che i dipendenti comunali fossero nominati dal Tribunale come consulenti. Il consigliere di opposizione aveva messo in dubbio l’efficienza in Comune di alcuni funzionari troppo spesso impegnati, a suo dire, a redigere le Ctu. La critica di Adinolfi escludeva se stesso – insegnante e al contempo consulente – poiché in classe, aveva detto, non si può dormire. Come a dire che in ufficio in Comune nessuno controlla i dipendenti-consulenti mentre a scuola a giudicare il prof ci sono in prima linea gli studenti. Oggi, la giunta di Coletta gli ha dato torto, ampliando la possibilità di incarichi per tutti e il limite economico dal 30% al 50% della retribuzione. Ora qualcuno invita Adinolfi dall’astenersi da eventuali altre critiche dal momento che i suoi compensi per incarichi esterni hanno già superato abbondantemente il limite imposto ai dipendenti comunali: nella sua ultima dichiarazione dei redditi, pubblicata nella sezione amministrazione trasparente del sito istituzionale del Comune, in quanto consigliere, si evince che il reddito da lavoro dipendente è stato di 27.739 euro, quello da lavoro autonomo derivante da esercizio professionale è stato di 67.540 euro.