Lo aveva annunciato il Comune di Latina che al processo derivante dall‘inchiesta Commodo, per caporalato, si sarebbe costituito parte civile. L’amministrazione comunale lo aveva comunicato il 29 gennaio scorso. Il vice sindaco Paola Briganti, con delega alla Legalità, lo aveva anche fatto presente alla Procura della Repubblica.
Oggi è partito il processo, ma il Comune non c’era. E’ stata ammessa invece come parte civile l’Inps e diversi lavoratori, tra i quali anche una donna, assistita dall’avvocato Pucci. La parte offesa ha chiesto un risarcimento per gli ingenti danni morali consistiti nella lesione della dignità umana e della libertà individuale conseguenti allo sfruttamento sul lavoro al quale sarebbe stata sottoposta.
Chiesto anche il risarcimento per i danni materiali, per retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali o territoriali e comunque sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato. La lavoratrice avrebbe svolto più ore di quelle concordate e non gli sarebbero stati corrisposti i contributi previdenziali e assistenziali. Ancora la donna si sarebbe infortunata seriamente ad un piede per l’eccessivo carico di lavoro e appena rientrata avrebbe subito un ingiusto licenziamento.
Il processo è stato rinviato al prossimo 22 ottobre.
Le misure cautelari scattate con l’ordinanza erano state confermate dal tribunale del Riesame di Roma per i 6 arrestati nel febbraio scorso. Sono imputati ora nel processo immediato Luigi Battisti, Daniela Cerroni e il sindacalista Marco Vaccaro. E ancora l’ispettore del lavoro Nicola Spognardi, Chiara Battisti e Luca Di Pietro.
Nel collegio difensivo anche gli avvocati Gaetano Marino, Alessandro Paletta e Giovanni Codastefano.
L’operazione aveva portato alla luce un sistema di sfruttamento che avrebbe costretto i lavoratori agricoli, per lo più stranieri, ad orari insostenibili per una paga molto più bassa rispetto a quella dovuta. Non avrebbero avuto diritto a riposi o ferie e sarebbero stati costretti anche ad iscriversi al sindacato, dove le loro lamentele e denunce sarebbero state ignorate.