ECONOMIA & SOCIETA’
rubrica del mercoledì
di Ivan Simeone
Direttore CLAAI Assimprese
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A cura della dott.ssa Marina Gargiulo, già consulente nell’ambito della formazione d’impresa.
Essere imprenditori oggi: sfida o follia?
Sicuramente risulta sempre più difficile, in un paese frenato da una significativa pressione fiscale, che riserva alle imprese lungaggini burocratiche incomprensibili. C’è difficoltà a fare rete tra le imprese, c’è difficoltà per l’accesso al credito e le poche imprese che sopravvivono: sono ormai sparse come oasi sul territorio. Si parla di ripresa economica, dell’aumento dei consumi, di una nuova fiducia.
Ma nel concreto cosa vediamo?
Imprenditori soli che giorno dopo giorno cercano di resistere alla crisi, che fanno fatica a pagare a fine mese i propri operai, costretti a dilazionare i pagamenti ai fornitori, stretti nella morsa delle tasse. La dinamica appartiene sicuramente più alle piccole imprese che alle grandi imprese, ma le piccole aziende rappresentano la centralità del nostro tessuto produttivo. Le persone si sentono abbandonate da uno Stato che non aiuta o aiuta in modo irrilevante, perché il risultato è solo un conto in banca in rosso e precipitano quei valori che hanno disintegrato la comunità e il tessuto sociale.
Per molti imprenditori l’azienda è come una “creatura”, sia se creata ex novo che tramandata da padre in figlio. Tutte le forze, tutte le energie sono dedicate a lei.
A volte capita, ed è bene anche sottolinearlo, che però l’imprenditore viaggi in una sorta del “so tutto io”, chiuso in una presunzione che non accetta il confronto. E si trova così nel bel mezzo di un dilemma.
E’ una sorta di accelerazione continua, che oggi si riversa nel dimenarsi tra revoche di fidi, decreti ingiuntivi, cartelle esattoriali, scadenze e arretrati. Abbiamo tanti capitani d’impresa, ma non una matura cultura imprenditoriale innovativa in grado di interpretare con coraggio e decisione una via della crescita e dello sviluppo.
È necessario mettere in relazione le imprese per avere una buona cultura imprenditoriale. Probabilmente deve assimilarsi il concetto che “da soli non si va da nessuna parte”.
L’importanza del gruppo diventa fondamentale per attuare quello che gli inglesi chiamano “brainstorming”, la tempesta dei cervelli. Dunque cerchiamo di cogliere le dinamiche del mercato. Innovare i processi, non solo produttivi ma anche organizzativi, puntare sul capitale umano, su un lavoro sinergico di squadra. Internazionalizzazione non deve essere più un parolone che spaventa.
Le nostre imprese devono sempre più orientarsi ai mercati esteri, pur continuando a essere sedute qui. Le reti e le relazioni devono diventare il nocciolo essenziale. Con il potenziamento dei vecchi servizi e la strutturazione di altri nuovi, accogliamo la sfida per una nuova politica innovativa, per uscire da quella solitudine imprenditoriale e guardare in un’ottica di insieme.