Dicembre è stato il mese delle novità sotto il profilo dell’offerta sanitaria a Latina.
Nell’arco di una manciata di settimane sono stati presentati i nuovi primari, aperta la “non” Casa della salute di Aprilia, è stata inaugurata l’alta tecnologia all’ospedale Santa Maria Goretti.
Un progetto, quest’ultimo, nato da una costola di quel centro di alta diagnostica che doveva collocare il capoluogo pontino sul palcoscenico europeo ed internazionale per strumentazioni diagnostiche uniche nel loro genere e per la ricerca.
Le istituzioni non sono riuscite a mantenere in campo questo progetto e si sono accontentate di altro.
Di un progetto che si potrebbe definire in scala eccezionale in una città segnata, purtroppo, da tante, ancora troppe, carenze sotto il profilo dell’assistenza sanitaria.
Oggi l’ospedale di Latina può contare su una sala ibrida che consentirà di effettuare interventi multidisciplinari anche estremamente complessi in contemporanea evitando ai pazienti di tornare più volte in sala operatoria.
Peccato che questa sala, unica nel Lazio in una struttura pubblica, non sia ancora funzionante.
Passaggio irrisorio potrebbe dire qualcuno, ma non scontato, aggiungiamo noi.
Purtroppo ci sono precedenti eccellenti proprio in questa provincia in cui strumentazioni diagnostiche che avrebbero potuto rivoluzionare la vita dei cittadini sono rimasti a prendere polvere e muffa.
Mi riferisco alla risonanza magnetica dell’ospedale di Formia ferma da sette anni, anzi mai entrata in funzione.
Un dispendio di risorse pubbliche corrisposto ad una sottrazione di prestazioni fondamentali per i cittadini nel principale ospedale del sud pontino deputato tra l’altro proprio alle emergenze urgenze.
Il timore è che anche a Latina al taglio entusiastico del nastro poi seguano mesi di silenzio in una Asl dove il direttore generale, Giorgio Casati, è molto solerte nel settore della comunicazione ed estremamente attento ad investire affinchè quanto di buono esista venga diffuso urbi et orbi.
Ma non altrettanto rapido nel far fronte alle effettive emergenze che contraddistinguono il nostro territorio dove i cittadini sono costretti a confrontarsi con pronto soccorso sovraffollati, liste d’attesa lunghissime che neanche le novità sopra citate contribuiranno a ridurre.
Tagliare un nastro è semplice, far funzionare le cose molto meno.
Il compito di un direttore generale dovrebbe essere concentrato sul secondo obiettivo.
A Latina auguriamo auguri di buone feste, ai cittadini di avere finalmente una risposta concreta al diritto alla cura sacrificato sull’altare inutile delle sfilate propagandistiche.