Il bullismo a scuola. C’è chi minimizza dicendo che c’è sempre stato, altri che invece in una riflessione più profonda si rendono conto che si tratta di comportamenti gravi e che a causa dei social possono diventare molto pericolosi. Sul cyberbullismo sono ormai moltissimi gli eventi che coinvolgono i ragazzi, i convegni, gli approfondimenti.
Proprio sul bullismo la Commissione Giustizia della Camera ha approvato un nuovo testo di legge che arriverà in Aula domani, lunedì 18 novembre. Una legge che prevede intanto un numero verde da chiamare per le segnalazioni delle vittime, il 114, ma anche un articolato percorso rieducativo che implica anche un dialogo con il “bullo” e la sua famiglia. Nei casi più gravi il ragazzo, o la ragazza, che compie atti di bullismo e che non modifica i propri comportamenti dopo un percorso di rieducazione, potrebbe essere allontanato dal nucleo familiare dal Tribunale dei minori e affidato a una casa famiglia se la permanenza con i genitori risulta controproducente alla sua rieducazione.
Insomma non è più il caso di scherzare. Il problema esiste e può avere conseguenze disastrose per le vittime, psicologiche in primis e, in alcuni casi, può portare al suicidio.
L’ultimo caso, gravissimo, si è verificato proprio a Latina, una decina di giorni fa, in un istituto professionale su via Epitaffio. Una ragazzina di 15 anni è stata bloccata da due coetanee (una di 15, l’altra di 16 anni), e filmata mentre era solo con le mutandine. Si stava cambiando per tornare a casa. Nel breve filmato si sente la 15enne urlare mentre le altre ragazze ridevano. Il video è stato poi diffuso sui social, per l’ultima, ancora più grave, umiliazione.
Si tratta di ragazze già grandi, maggiori di 14 anni, e quindi anche perseguibili penalmente presso il tribunale dei Minori di Roma. Dove con ogni probabilità le due arriveranno a rispondere del loro comportamento. La scuola, una volta venuta a conoscenza del fatto, ha chiamato la polizia postale che sta indagando sulla vicenda. Le due ragazze sarebbero già seguite dai servizi sociali per alcune problematiche.
Resta l’amarezza per l’ingiustizia subita e la volontà di capire come difendersi. L’importante è capire che la vittima non è sola, non è l’unica che subisce certi comportamenti e che può facilmente uscirne. Possiamo quindi spiegare ai ragazzi ad essere indifferenti, a non fare ciò che i bulli chiedono nella speranza che li lascino poi in pace, perché avviene esattamente il contrario. E poi cercare di essere indifferenti alle provocazioni, evitando sempre di rispondere, sia verbalmente che fisicamente.
Nel caso in cui si subisce una violenza fisica, anche minima, è poi necessario parlarne con un adulto, e nel caso ci siano gli estremi, denunciare. Insegniamo ai ragazzi a parlare di quello che accade loro e ascoltiamoli con attenzione.