Bracciante morto, il presidio: “Pratiche disumane, rispetto per i lavoratori stranieri”

Il presidio di questa mattina davanti la prefettura

Un primo presidio davanti la prefettura di Latina in attesa della manifestazione del 25 giugno della comunità indiana nel Lazio. Poca gente, ma l’importante era esserci all’indomani della notizia della morte di Satnam Singh. Assente ovviamente la moglie, ospitata da una famiglia. Non si capacita, straziata dal dolore, di aver perso il marito che, se soccorso in tempo utile, forse poteva salvarsi. Il suo precario quadro clinico, a causa di un braccio mutilato, volto e gambe straziate dal macchinario, è stato aggravato ulteriormente dalla folle decisione del titolare dell’azienda di Borgo Santa Maria, di lasciarlo davanti casa con l’arto dentro una cassetta della frutta. Tutto davanti agli occhi della donna, che come Satnam Singh, era una lavoratrice in nero nello stesso luogo di lavoro, priva di permesso di soggiorno e costretta ad accettare condizioni disumane. Comprese 4 euro all’ora di retribuzione.

L’ingresso dell’azienda di Borgo Santa Maria

E’ una vergogna il modo in cui è morto il nostro connazionale” dicono i rappresentanti della comunità indiana al presidio, che anticipa la più ampia manifestazione del 25 sempre davanti la prefettura, cui prenderanno parte, in forma di sostegno come avvenuto già questa mattina, i sindacati. “Queste pratiche non devono appartenere al territorio pontino, né altrove – dichiara il segretario generale della CISL di Latina Roberto Cecere -, ci vuole rispetto per i lavoratori stranieri, che nel caso degli indiani rappresentano la quasi totalità della forza lavoro in agricoltura“.