Non solo il processo principale a carico dell’ex promoter Roberto Ciavolella, che avrebbe truffato decine di clienti, è slittato. In tribunale a Latina nessuna delle cause che lo vedono imputato riesce, non a concludersi, ma neanche a partire. Questo perché l’uomo risulta irreperibile. In molti lo hanno visto in Kenya, dove si sarebbe trasferito da tempo, ma un indirizzo ufficiale non c’è. Così non si riesce a comunicargli le date delle udienze e queste devono, per legge, essere rinviate.
Oggi era fissata davanti al giudice per le indagini preliminari Bortone, la causa di una donna che si era opposta alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero. Il pm Simona Gentile non aveva ritenuto ci fossero elementi tali da poter sostenere l’accusa nei confronti di Ciavolella, in questo caso, e aveva chiesto al giudice l’archiviazione. La presunta vittima si era opposta.
La donna aveva denunciato l’ex promoter due volte, il 24 marzo e il 26 novembre del 2014. Secondo quanto raccontato agli inquirenti le avrebbe portato via almeno 15mila euro. Sono passati ormai 5 anni, ma difficilmente a breve si potrà definire questo procedimento.
Anche il processo a carico di Ciavolella era stato rinviato per lo stesso motivo. Alcuni ex clienti, per questo, hanno optato per una causa civile.
Il promoter, dopo le prime denunce temporaneamente sospeso e poi definitivamente radiato dall’albo, sarebbe riuscito a far sparire ingenti somme di ignari risparmiatori che si erano fidati della sua parola.
L’indagine, che aveva portato alla luce il suo sistema truffaldino, era stata condotta dalla Guardia di finanza di Latina e aveva preso il nome “Easy gain” (Guadagno facile). La Procura di Latina, considerando le evidenti prove raccolte durante gli accertamenti, aveva chiesto e ottenuto la citazione diretta a giudizio.
Secondo le verifiche l’uomo avrebbe sottratto diverse somme di denaro tramite il rilascio di assegni circolari, moduli di emissione di bonifici ovvero di prelevamento allo sportello che, in molti casi, avrebbe fato firmare ai risparmiatori “in bianco”, dicendo loro che avrebbe provveduto all’investimento in prodotti finanziari di sicuro rendimento.
In realtà il denaro sarebbe confluito in via prevalente sui conti correnti riconducibili al promotore. Non solo, il promoter, sempre secondo le verifiche della finanza, avrebbe anche evaso le tasse per due milioni trecentomila euro.