Bloccare la realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani per la produzione di bio-metano a Latina Scalo è ancora possibile e soprattutto necessario ai fini del ripristino del rispetto della normativa a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Ne sono convinti i consiglieri comunali di opposizione che hanno richiesto, il 17 maggio scorso, la convocazione dell’assise civica con all’ordine del giorno il tema specifico che è stato calendarizzato nella seduta di dopodomani, mercoledì 6 giugno, con inizio alle 9.30.
La proposta di deliberazione è stata depositata, questa mattina, come atto integrativo e punta a dare mandato al sindaco, alla giunta ed agli uffici di avviare ogni iniziativa d’ordine amministrativo e politico, possibilmente in modo coordinato con altri comuni, per rappresentare nelle sedi istituzionali della Regione Lazio e del Parlamento se necessario, la pressante ed indifferibile necessità di norme di salvaguardia a tutela delle comunità locali e di dare mandato al sindaco e agli uffici di attivare tutte le iniziative necessarie al fine di ottenere dalla Provincia di Latina – Settore Ecologia e Ambiente il ritiro in via di autotutela della determinazione numero 60735 del 29 dicembre 2017 nel tempo necessario per il rilascio della conseguente Autorizzazione unica ambientale, in considerazione del maggior interesse pubblico a che il progetto industriale non venga realizzato.
Nella bozza di delibera, sottoscritta da Nicola Calandrini, primo firmatario, Matteo Adinolfi, Matilde Celentano, Massimiliano Carnevale, Andrea Machiella, Giovanna Miele, Raimondo Tiero, Alessandro Calvi e Matteo Coluzzi, vengono evidenziati i pareri dei servizi comunali Gestione, politiche e assetto del territorio e Ambiente, depositati agli atti della conferenza dei servizi non presi in considerazione né riproposti in sede di opposizione alla determinazione provinciale del dicembre scorso, nei termini previsti dalla normativa a far data dalla notifica al Comune dell’atto.
Le criticità argomentate dagli uffici comunali, per i consiglieri di opposizione, non possono essere archiviate neanche dalla volontà politica, qual è quella di Latina Bene Comune, di favorire la nascita di impianti volti alla trasformazione dei rifiuti per la produzione di energie alternative, perché la location del progetto in questione, proposto dalla società Recall, presuppone passaggi completamente saltati nel complesso iter intrapreso oltre al fatto che non sono state prese in debita considerazione le preoccupazioni manifestate dalla comunità di Latina Scalo e oltre.
In particolare, nella proposta di delibera si cita il parere del servizio Gestione, politiche e assetto del territorio rilasciato l’8 novembre 2017: “In tali sottozone (il lotto prescelto ricade in zona “F-Industria” di Prg, sottozona F1, ndr) qualsiasi costruzione è subordinata alla adozione di piani particolareggiati o di lottizzazione. In attesa della formazione dei piani particolareggiati, sono possibili gli insediamenti industriali nell’ambito delle zone previste per grandi e medi complessi, mediante provvedimento consiliare sentito il parere della Commissione Urbanistica (lo stabilisce l’articolo 8 delle norme tecniche attuative del Prg, ndr). E’ un punto fondamentale questo per l’opposizione, perché contrariamente a quanto stabilito dalle Nta, né commissione Urbanistica né Consiglio comunale si sono mai espressi sul progetto Recall. La bozza di delibera elenca anche un’altra serie di rilievi che l’ufficio preposto ha evidenziato in termini urbanistici. Si va dai vincoli della fascia di rispetto dei canali di bonifica a quelli previsti dai Ptpr che fanno riferimento all’area, in cui è inserito il lotto Recall a destinazione industriale, classificata paesaggio agrario di valore. E a tal proposito, nella bozza di delibera blocca impianto bio-metano viene richiamata la giurisprudenza: “Appare evidente come il legislatore, nel rendere possibile l’ubicazione di impianti di produzione di energia anche in zone classificate agricole, non intende consentire, in via generalizzata, la possibilità di ubicare impianti, per così dire “a discrezione del privato”, derogando alle destinazioni impresse al territorio dagli strumenti urbanistici”.
“Parimenti la Provincia di Latina – si legge ancora nella proposta di deliberazione – non ha preso in esame le ulteriori criticità sollevate dal servizio Ambiente sulla nota numero 159431 del 23 novembre 2017”. L’ufficio comunale aveva presentato osservazioni inerenti la mitigazione dell’impatto verso il recettore limitrofo costituito dal piccolo nucleo con abitazioni presenti lungo il confine ovest. “Quanto alla specificità dell’area – scriveva il servizio Ambiente del Comune di Latina -, l’impianto dovrebbe sorgere in una zona soggetta a sinkhole, ben mappati già dal 2012 anche attraverso la ‘Carta (informatizzata) delle aree a rischio sinkhole della Regione Lazio’, che rappresenta la sintesi delle elaborazioni del Progetto Sinkhole, condotto tra il 1998 e il 2002 dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università Roma TRE in collaborazione e con finanziamento della Regione Lazio…”. Un rischio ignorato dalla conferenza dei servizi, le cui conclusioni non sono state contrastate dall’amministrazione comunale. Sfuggito anche il parere della Asl, del 10 novembre 2017, citato nel parre del servizio Ambiente, in base al quale “a ridosso del perimetro aziendale non è escluso che vi possano essere esposizioni a situazioni di disagio, fastidio, incomodo ed insalubrità derivanti dall’attività di cui in argomento con modificazioni del rischio e conseguentemente dello stato di salute, determinando una situazione di disequità sociale, dovuta all’introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da avere ricadute per la salute umana, i beni materiali, la qualità e gli usi legittimi dell’ambiente”.
Per i consiglieri di opposizione, infine, resta incomprensibile come non si sia tenuto conto della vicinanza del sito, indicato per la realizzazione dell’impianto Recall, ad altre aziende soggette alla direttiva Seveso. Per i gruppi di minoranza del Consiglio comunale di Latina attorno alla centrale bio-metano da realizzare allo Scalo sarebbero stati abbattuti troppi paletti, spazzando via anche la formalità del passaggio in aula, mentre il progetto Reacall sarebbe stato preso ad esempio – lo testimoniano gli incontri pubblici organizzati sul tema – da parte dell’amministrazione comunale per promuovere le nuove tecnologie al servizio delle fonti rinnovabili. Un dato politico sul quale riflettere.
Nelle foto i consiglieri comunali di opposizione