E’ una vittoria a pieno titolo, quella che i giudici di Palazzo Spada hanno consegnato (ieri alle 19:40) al sindaco Domenico Guidi, con il deposito della sentenza n.3090/18 contro il ricorso presentato dai candidati della lista Grande Bassiano.La corsa Guidi e dei giovani candidati della lista Bassiano Futura oggi riprende con più forza e vigore, dopo il maldestro tentativo di privare la competizione elettorale delle prossime amministrative, del maggior rappresentante civico e politico della cittadinanza dei Lepini. Ma quella di Guidi e della Lista Bassiano Futura, è anche la vittoria di un principio, quello della supremazia della legge sulle interpretazioni giurisprudenziali. Infatti prima il Tribunale Amministrativo Regionale (sezione di Latina) e successivamente la Terza Sezione del Consiglio di Stato con due sentenze esemplari hanno ribadito l’infondatezza delle argomentazioni prima della Sottosezione Elettorale di Latina (Prefettura ndr) e successivamente dei legali della lista Grande Bassiano. Evidenziando come il principio cardine della norma non può essere strattonato a proprio piacimento. E quindi: se all’interno di una lista elettorale vi sono due firme di troppo (e non 800 come nel caso della sentenza richiamata del Tar Foggia, o peggio quella ribaltata del Tar del Friuli Venezia Giulia) le due sottoscrizioni vengono azzerate, poiché l’apposizione di una doppia firma, seppur depenalizzata resta un reato, che ha preminenza sulla procedura civile. Ma Guidi e Bassiano Futura intendono rassicurare i sottoscrittori, incappati nella assurda e controversa contesa, non fosse altro che i due anziani firmatari delle due liste, avessero prima apposto la propria firma alla lista Bassiano Futura, e dopo a quella di Grande Bassiano. Il cui candidato sindaco ha voluto trascinare in Consiglio di Stato la questione delle doppie firme, peraltro vedendosi respinte tutte le considerazioni.
A margine del Comunicato, la giornalista professionista Elisa Fiore, ufficio stampa in questa campagna elettorale del sindaco di Bassiano Domenico Guidi, che negli anni da redattrice di Latina Oggi ha seguito spesso le vicende politiche e amministrative del piccolo paese lepino, ha voluto commentare l’accaduto con un corsivo che riportiamo qui per intero:
“Quando il Diritto non è una norma controversa. E’ il dubbio quello che deve essere fugato prima di una competizione elettorale paritetica. Cosa muove l’interesse – legittimo? – di un candidato alla carica di sindaco che scomoda un plotone di avvocati campani per contrastare la volontà popolare di un piccolo paesino arroccato tra i monti Lepini? Certo i legali scesi in campo per difendere le tesi del neocandidato a sindaco di origini sarde hanno un curriculum di tutto rispetto. Si occupano di colossi come Italfondiaria spa “le cui dimensioni raggiunte lo rendono uno dei protagonisti assoluti di un potere finanziario molto influente, anche se poco noto al grande pubblico”. Spiega Wikipedia. Diciamo che si occupano di recupero crediti e ipoteche immobiliari. Da Roma al nord America. O difendono consigli amministrazione che la Corte dei Conti ha letteralmente bastonato. Ed allora a chi interessa il piccolo paese alle pendici dei Lepini? L’ultimo gioiello della catena montuosa mantenuto intatto dalla tenacia dei suoi abitanti e da lungimiranti amministratori? Il fianco, all’incursione degli interessi campani sui Lepini, sembrerebbe averglielo fornito la volontà bizzarra di un civil servant, di quelli che portano giacche più lunghe delle loro braccia, sempre indaffarati a chiudere le porte, mettere le pezze laddove bisognerebbe sollevare il velo, e irreprensibilmente solerti quando si tratta di censurare nientemeno che la legge, senza averne titolo. Come è accaduto proprio per il piccolo paese dei Lepini. Dove una Sottocommissione elettorale si è spinta oltre il consentito, peraltro sottovalutando il macroscopico danno che avrebbe arrecato ad una comunità privata del maggiore esponente politico che fino ad oggi l’ha rappresentata in nome della volontà popolare. Ma in questa Italia malandata, sgangherata, sconcia e pure un pò vigliacca, la giustizia, quella con la “g” maiuscola, continua ad essere un faro, un punto di riferimento inequivocabile. Piaccia o no, in nome del Popolo sovrano. Così i giudici del Tar Lazio, sezione di Latina, e il Consiglio di Stato poi, a breve distanza, gli uni dagli altri, hanno ribadito come su ogni cosa valga il principio della fonte primaria. Facendo tabula rasa delle interpretazioni controverse di sentenze che gli azzeccagabugli campani hanno cercato di capovolgere a proprio vantaggio, con evidente disappunto da parte del Collegio giudicante. Però la domanda resta: quale interesse muove l’assalto all’ultimo bastione socialista dei Lepini? Quale legittimo avversario cercherebbe di affondare il concorrente senza nemmeno avere il gusto della sfida? A chi toglie spazio Domenico Guidi? Chi danneggia questo coriaceo uomo di montagna? Tenace, tenero, libero e onesto? Una montagna non è proprio un mattone di cemento, non si sposta né si abbatte con il cannoneggiamento. E solo un terremoto la può sfaldare. La presa, anche stavolta, dovrà essere rinviata, la comunità ha reagito indignata, all’inutile contesa. Col pretesto vile, della doppia firma apposta da due ignari anziani, due padri, due nonni della comunità bassianese, è stata trascinata nel fango e nel baratro dell’incertezza. Un esordio di cattivo gusto per chi ambisce alla solida guida di una comunità.”. Elisa Fiore, 24 maggio 2018