La vergogna brasiliana: di Giovanni di Giorgi Direttore editoriale della casa editrice Lab DFG
Nel 1950 si tiene in Brasile la Coppa del Mondo di calcio e l’Italia, che aveva vinto l’ultima edizione nel 1938, viene invitata in qualità di detentore del titolo. Gli azzurri, ancora sotto choc per la tragedia aerea di Superga e con una squadra da reinventare, decidono, infelicemente, di recarsi in Brasile in nave impiegando ben tre settimane per arrivare a destinazione.
In “Storia critica del calcio italiano” Gianni Brera racconta, oltre all’errore della traversata, di una seduta d’allenamento massacrante, che diede agli azzurri la botta finale. E Angelo Rovelli aggiunge di una partecipazione (la notte del 24 giugno, vigilia della prima gara) alla festa di San Giovanni, “in una fantasmagoria di luci e di colori ma purtroppo anche di clamori: mortaretti, fuochi d’artificio, petardi a tener tutti desti”.
Come se non bastasse, l’Italia aveva rifiutato l’invito di un ricco immigrato a soggiornare nella propria fazenda in campagna, a 560 m di altezza, ed era rimasta a San Paolo. Gli azzurri occupavano il 19° e il 20° piano di un hotel, in cui però soggiornava anche uno “strepitoso corpo di ballo argentino”. E forse non c’è altro da aggiungere, se non il racconto delle partite.
L’Italia viene inserita in un girone a tre, con Paraguay e Svezia visto il ritiro dell’India. Ma stremati e con una preparazione al Mondiale fallimentare, escono al primo turno eliminati dalla Svezia.
I Mondiali brasiliani del 1950, oltre alla lunga traversata oceanica degli azzurri, rimangono alla storia come quelli della vergogna del Maracanaço, la disastrosa partita in cui il Brasile buttò via il titolo mondiale davanti a un pubblico che aspettava solo di festeggiare, e che invece si vide soffiare la vittoria da un inaspettato Uruguay.
Nel prossimo capitolo i Mondiali del 1958 in Svezia.