di Giovanni di Giorgi
Direttore editoriale della casa editrice Lab DFG
15 gennaio 1958, Belfast
La Nazionale Italiana tocca il fondo. Si gioca Irlanda del Nord-Italia, partita di qualificazione ai Mondiali di Svezia ‘58, al Windsor Park in una distesa informe di fango. Alfredo Foni, il selezionatore azzurro, manda in campo una squadra sbilanciata in avanti piena di oriundi, che nel fango nulla possono contro lo strapotere fisico degli avversari. L’Italia invece che giocare di rimessa prova ad impostare il gioco e l’Irlanda del Nord la punisce due volte. Gli Azzurri escono sconfitti per 2-1 e per la prima volta nella loro storia non riescono a conquistare l’accesso alla fase finale del Mondiale, quel Mondiale svedese che vedrà nascere il mito di Pelè.
Ed è passato alla storia, dopo la disfatta di Belfast, il celebre discorso di Giulio Onesti, che tuonò contro i “ricchi scemi” del calcio: i presidenti dei grandi club che con le loro follie milionarie mandavano in malora i bilanci rendendosi ridicoli con i falsi oriundi, mentre la Nazionale falliva addirittura la qualificazione alla Coppa del Mondo.
La fase di rivoluzione e transizione del post Belfast poteva dirsi conclusa nell’autunno del 1961 quando la Nazionale italiana, che nel frattempo aveva naturalizzato Sivori, Maschio, Angelillo e Altafini, si qualificò, superando Israele, ai Mondiali in Cile del 1962.