Gli autori degli attentati agli imprenditori di Aprilia e Pomezia, avvenuti tra il 2012 e il 2016 ora hanno un volto e un nome. All’alba i carabinieri del gruppo di Frascati hanno eseguito quattro provvedimenti restrittivi ai danni di persone residenti tra le province di Aprilia e Roma, emessi dal GIP del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Persone ritenute responsabili a vario titolo di tentato omicidio, estorsione, usura in concorso, poste in essere con l’aggravante del metodo mafioso. Un quadro sconcertante, quello emerso dalle indagini dei militari durate diversi mesi e che ripiomba Aprilia nella stagione delle intimidazioni, almeno quelle perpetrate ai danni di imprenditori locali. Gli autori di quegli atti intimidatori perpetrati tra Aprilia e Pomezia ai danni di un imprenditore di Latina e del suo socio in affari, all’epoca dei fatti domiciliati ad Aprilia e soci in una importante azienda di elettronica del posto, sono due fratelli di origini calabresi , domiciliati nella provincia di Latina e già noti per reati finanziari . Gli usurai, dopo un prestito di 13 milioni di euro erogato a favore dell’azienda gestita dai due imprenditori per la ricapitalizzazione della società, nel tempo avevano ricevuto 17 milioni di euro. La cifra che pretendevano, 25 milioni, il doppio del prestito fra capitale e interessi, è il motivo scatenante di atti persecutori perpetrati in 4 anni, una escalation di violenza culminata addirittura con attentati, il più grave avvenuto a Torvaianica, che hanno costretto addirittura i famigliari delle vittime a modificare le abitudini quotidiane. Gli usurai hanno prima preso di mira l’imprenditore di Latina, tentando di estorcergli il denaro anche mediante due atti intimidatori all’indirizzo della sua abitazione e, successivamente, vista l’impossibilità di consegnare l’ingente somma di denaro da parte di quest’ultimo, nel frattempo resosi irreperibile all’estero, estorcevano una somma di denaro quantificata in 300 mila euro in contanti ed una collezione di rolex e preziosi per un valore 340.000 euro al socio imprenditore di Torvajanica, con la promessa da parte di quest’ultimo di estinguere un presunto debito di 25.000.000 euro con pagamenti mensili dell’ordine di 300.000 euro e con la cessione di preziosi ed immobili di prestigio. L’impossibilità anche da parte di quest’ultimo di recuperare l’ingente somma di denaro ha condotto a ripetute minacce e ai due gravissimi atti intimidatori.
GLI ATTENTATI Le attività tecniche hanno permesso di ricostruire atti intimidatori iniziati nel 2012 e terminati nel 2016, che hanno colpito la vittima, un imprenditore all’epoca domiciliato ad Aprilia e il suo socio in affari all’interno di una importante azienda del settore dell’elettronica. I primi due attentati si sono verificati ad Aprilia ai danni dell’imprenditore di Latina, in un caso con il lancio di alcune cartucce all’interno del giardino dell’abitazione e successivamente attraverso l’esplosione di alcuni colpi di pistola all’indirizzo dell’appartamento, al cui interno erano presenti i familiari della vittima. I fatti più gravi si sono svolti però a Torvajanica, nel 2015 mediante il lancio di due bombe a mano, ed infine nel 2016 attraverso l’esplosione di ben 28 colpi di fucile, evento denunciato e che ha dato vita all’intensa attività di indagine durata due anni. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati con l’ausilio della Compagnia Carabinieri di Pomezia, hanno avviato le indagini nell’estate del 2016, dopo un vero e proprio attentato attuato a Pomezia, località Torvajanica, ai danni di un imprenditore del posto, mediante l’esplosione di almeno 28 colpi sparati con un fucile automatico all’indirizzo della villa in cui erano presenti anche i famigliari. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza immortalavano due uomini a volto coperto, fermi sul cancello a bordo di un’auto rubata. Una delle due persone, una volta salita sul tetto del veicolo, aveva esploso con un’arma lunga una raffica di colpi, alcuni dei quali avevano impattato anche sulla vetrata a vista del salone della villa, fortunatamente antiproiettili.
Le indagini, protrattesi per diversi mesi, anche con l’ausilio di attività tecniche, hanno permesso di ricostruire che l’evento delittuoso rappresentava solo l’ultimo di altri episodi posti in essere, fra il 2012 ed il 2016, all’indirizzo della stessa vittima e di un altro imprenditore, domiciliato all’epoca ad Aprilia (LT), con il quale l’uomo era in società all’interno di un’importante azienda nel settore dell’elettronica. Gli atti intimidatori attuati dal gruppo criminale hanno fatto registrare un’escalation di violenza nei confronti delle vittime, ingenerando in loro e nei loro familiari un radicale cambiamento delle abitudini di vita. I primi due eventi si sono verificati ad Aprilia (LT) in danno dell’imprenditore di Latina, in un caso con il lancio di alcune cartucce all’interno del giardino dell’abitazione e successivamente attraverso l’esplosione di alcuni colpi di pistola all’indirizzo dell’appartamento, al cui interno erano presenti i familiari della vittima. I fatti più gravi si sono svolti però a Torvajanica, nel 2015 mediante il lancio di due bombe a mano, ed infine nel 2016 attraverso l’esplosione di ben 28 colpi di fucile, quest’ultimo l’unico evento che è stato denunciato. Le modalità utilizzate, con particolare riferimento alla tipologia di armi impiegate per la consumazione dei reati, ed i trascorsi dei due fratelli calabresi, ritenuti vicini ad ambienti malavitosi, anche in virtù di frequentazioni con soggetti contigui alla criminalità organizzata, hanno portato alla configurabilità dell’aggravante del metodo mafioso. D’altra parte, ad ulteriore conferma della loro riconosciuta caratura criminale, anche nel corso dell’indagine è emerso come i due indagati abbiano avuto contatti con personaggi legati alla criminalità organizzata calabrese che, in taluni casi, hanno addirittura preso parte ad alcuni incontri che hanno avuto luogo ad Aprilia e finalizzati a concordare con la vittima il piano di rientro delle somme di denaro pretese in maniera illegittima.