Oltre ai destinatari delle ordinanze di custodia cautelare eseguite oggi nell’ambito dell’operazione antiterrorismo denominata Mosaico, svolta tra Roma e Latina, risultano indagate altre venti persone. Si tratta di persone che gravitavano nel capoluogo pontino e in altri centri del Lazio e che sono stati monitorati dopo l’attentato di Berlino e l’uccisione, a Sesto San Giovanni, di Anis Amri. E’ uno dei dettagli emersi nel corso della conferenza stampa, tenuta nella tarda mattinata di oggi presso la Procura di Roma. “Abbiamo individuato tutte le pedine che si trovavano nel Lazio – hanno spiegato gli investigatori con il procuratore aggiunto Francesco Caporale – e avevano un collegamento con Amri, anche se non diretto. Non siamo in presenza di lupi solitari ma tra di loro c’erano diversi radicalizzati”. Il Pm Sergio Colaiocco, titolare dell’inchiesta, ha chiarito anche che l’indagine e il risvolto di oggi hanno impedito che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica: “Ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo”.
Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Roma Costantino De Robbio, il sedicente palestinese Abdel Salem Napulsi, 38 anni. Gli inquirenti hanno spiegato che l’uomo si dichiara palestinese ma che potrebbe in realtà essere tunisino. E’ accusato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo e condotte con finalità di terrorismo. Le Digos di Roma e di Latina, coordinate dal Servizio Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, si sono messe sulle sue tracce nel momento in cui, dopo la strage di Berlino del 23 dicembre 2016, è emerso che il terrorista Anis Amri aveva soggiornato prima di dirigersi in Germania ad Aprilia dove aveva stretto rapporti con un tunisino di 37 anni, residente a Latina, frequentatore del Centro di preghiera islamico del capoluogo pontino e noto per le sue posizioni radicali. Quest’ultimo era legato da consolidati rapporti di amicizia con proprio con Napulsi. I due, intercettati, si erano spesso lasciati andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell’Islam, connotate da una marcata ostilità per gli occidentali e i relativi costumi utilizzando, tra le altre, espressioni del tipo “tagliare la gola e i genitali” riferite agli “infedeli”. Nell’abitazione romana del sedicente palestinese, la Polizia ha trovato oltre a un consistente quantitativo di droga, che gli è valso l’arresto per spaccio (oggi l’ordinanza di custodia cautelare per terrorismo gli è stata notificata nel carcere di Rebibbia), un tablet la cui analisi ha evidenziato la sua attività di auto-addestramento attraverso la visione compulsiva di video di propaganda riconducibili al terrorismo islamico ed altri riguardanti l’acquisto e l’uso di armi da fuoco, tra cui fucili e lanciarazzi.
L’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi è stata notificata anche a quattro tunisini accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I destinatari sono il 32enne Akram Baazaoui, il 52enne Mohamed Baazaoui, il 29enne Dhiaddine Baazaoui e il 30enne Rabie Baazaoui.
Akram Baazaoui, secondo gli inquirenti, nel 2015 era costantemente presente a Latina e proprio lui avrebbe dovuto procurare falsi documenti di identità ad Anis Amri.
Gli approfondimenti eseguiti hanno permesso di individuare una vera e propria associazione per delinquere, operante tra le province di Caserta e Napoli, finalizzata alla falsificazione di documenti ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di soggetti dalla Tunisia a vari Paesi dell’Europa, gestita dai quattro tunisini raggiunti dai provvedimenti odierni.
Nel corso dell’operazione Mosaico sono state effettuate otto perquisizioni, almeno una delle quali effettuata a Latina nel quartiere Nicolosi.