Sono di nuovo in trincea nella battaglia contro il Covid, o meglio non l’hanno mai lasciata gli operatori del 118 che lavorano per società private in convenzione con Ares.
Società private, ma servizio al cento per cento pubblico. Per loro (autisti di ambulanza, infermieri e barellieri) rispetto alla prima ondata non è cambiato nulla: rischi altissimi e futuro incerto. In tutto 1500 lavoratori, e le loro famiglie.
“Siamo sospesi in un limbo – dice Vinicio Amici, segretario Regionale di Confail Sanità, sindacato che segue da sempre la vicenda – l’incontro annunciato in Tv con l’assessore D’Amato non è stato mai convocato. Sarà un altro Natale pieno di ansia e preoccupazione.
La procedura di internalizzazione è partita, ma invece di internalizzare i precari storici la Regione sta internalizzando gli esterni al servizio. Ad esempio, dei circa 400 operatori assunti con il concorso per autista di ambulanza la maggioranza è gente che non ha mai guidato prima un mezzo di soccorso. Le procedure di selezione non riconoscono nessun punto in più a chi lavora in questo settore da anni. E questo a discapito soprattutto dell’utenza: portare un’ambulanza non è la stessa cosa di guidare un camion per il trasporto merci o per consegnare pacchi, con tutto il rispetto”.
Il caso è balzato all’attenzione nazionale alcune settimane fa a seguito di un faccia a faccia su La7 con l’assessore D’Amato, in collegamento. L’assessore, sottolineando che la procedura di evidenza pubblica è comunque l’unica via per entrare a lavorare nel servizio sanitario, si era detto disponibile a un dialogo, ma solo dopo una settimana si contraddice ad una visita all’Umberto I di roma , esce e chiede al governo centrale di legiferare una leggina per tutti i precari del periodo covid.
Tuona Amici e chiede se l’assessore comprende le sue contraddizioni o fa solo spot politici per il suo Futuro.
“L’assessore aveva dichiarato di essere pronto ad aprire un tavolo di confronto con i diretti interessati e che dai prossimi concorsi la Regione avrebbe tenuto conto anche degli anni di esperienza dei candidati, ma da allora dalla Regione non abbiamo più sentito nessuno. Forse si sono fatti vivi con altre sigle sindacali, ma con noi no. Rinnovo l’appello all’assessore affinché questo incontro si possa svolgere il prima possibile, prima di Natale. Non si possono lasciare i lavoratori e le loro famiglie nell’incertezza”.
“Non chiediamo corsie preferenziali, ma solo che non vengano disperse la professionalità e l’esperienza acquisite”. Noi siamo la prima linea, quelli che vanno a prendere i malati a casa, poi ci sono le seconde linee che sono i Pronti soccorso. In servizio usiamo tutti i dispositivi di protezione previsti, ma il rischio di entrare in contatto con il virus resta alto. Tanti colleghi sono stati infettati e a loro volta, tornando a casa, hanno contagiato i propri famigliari. Ma è il nostro lavoro e continueremo a farlo, non possiamo abbandonare chi ha bisogno di aiuto. Andremo avanti a testa alta e schiena dritta, finché ce lo permetteranno”.