L’ex funzionario dell’ambasciata del Congo a Roma, Okoka Kasongo, picchiato a Cisterna e cacciato da un locale perché nero. La vittima ha raccontato oggi, in aula, durante il processo che vede imputate 4 persone, quanto avvenuto nel 10 febbraio 2013.
L’ambasciatore era appena sceso dal treno, insieme al fratello. Da Roma era tornato a casa, a Cisterna. I due, secondo il racconto della vittima, avevano deciso di prendere una birra e si erano fermati in un bar vicino la stazione. Seduti al bancone avevano iniziato a chiacchierare quando, alle loro spalle, si erano avvicinate 12 persone. Divisi in gruppi da sei avrebbero iniziato a picchiarli ed a rivolgere loro frasi razziste.
“Questo non è il vostro paese”, “Tornate da dove siete venuti”, “Neri di mxxxa”. “Erano molto organizzati” ha spiegato ai giudici del collegio del tribunale di Latina, presieduti dal giudice Valentini. Calci, pugni, con un accanimento tale da costringere la vittima a restare in ospedale 2 giorni prima di essere dimesso. Prima era stato portato al punto di primo soccorso a Cisterna, poi all’ospedale di Latina.
Il 48enne ha spiegato come fossero quindi intervenuti gli agenti di polizia e poi i carabinieri. Le indagini avevano portato all’arresto di 4 uomini, tutti di Cisterna, che rispondono di lesioni. Non è contestata infatti l’aggravante razzista. Gli avvocati della difesa hanno spiegato che il riconoscimento avrebbe qualche lacuna. La vicenda sarà comunque chiarita in dibattimento.
Fuori dall’aula Okoka Kasongo ci ha spiegato che ora lavora presso l’ambasciata del Congo in Romania. Certo l’Italia non ha lasciato in lui un buon ricordo.
Sul banco degli imputati Salvatore Campagnoli, di 31 anni, Emanuele D’Antimi, 30 anni, Francesco Varrera, di 27 anni e Devis Marasca, di 28 anni.