“Chi e perché ha messo in discussione il tomografo Pet/Rm ibrido per il centro di alta diagnostica di Latina”? Lo chiede il consigliere regionale pontino di Forza Italia, Giuseppe Simeone. L’amministrazione comunale di Latina che ha approvato, la scorsa settimana in Coniglio, la rimodulazione del progetto sostituendo il tomografo Pet/Rm ibrido con l’apparecchiatura Rm Prisma 3 Tesla, ritenuta più performante, ha sempre sostenuto che questa seconda opportunità è frutto della proposta della Fondazione Sanità e Ricerca (il 4 luglio 2017 la Fondazione Sanità e ricerca comunica al Comune di Latina, in risposta ad una richiesta di incontro con la Fondazione Roma, di essere divenuta titolare del centro) alla luce del diniego espresso dalla Regione Lazio all’istallazione del macchinario originario. Ma è proprio questo il punto.
La direzione regionale Salute e politiche sociali – area Pianificazione e controllo strategico – con determina G05689 del 3 maggio 2017 non autorizza l’istallazione del tomografo Pet/Rm ibrido poiché i lavori presso lo stabile individuato per la realizzazione del progetto non sono ancora finiti, motivo per cui non è possibile accertarne l’agibilità. Impossibile, quindi, autorizzare l’esercizio e ancor di più per l’attività di medicina nucleare. Dunque, la richiesta di autorizzazione per l’istallazione del macchinario è stata presentata in anticipo rispetto alla conclusione dei lavori. La Regione non ne fa una questione di macchinario, ma di locali per i quali al momento non è possibile certificarne l’agibilità. Avrebbe risposto allo stesso modo se fosse stata chiesta l’autorizzazione per l’apparecchiatura Rm Prisma 3 Tesla? Per il consigliere regionale Simeone la risposta è affermativa.
Simeone, che ha presentato un’interrogazione sull’argomento, in sede di question time del 26 luglio 2017, ha ricevuto garanzia dall’assessore regionale Mauro Buschini che al completamento dei lavori la Regione avrebbe valutato una nuova richiesta di autorizzazione. Quindi, il problema sta nella sede prescelta, sita in zona tra via Lago Ascianghi e via XVIII Dicembre, e non nella tipologia di macchinario. “Perché proporre il cambio da un’apparecchiatura ibrida, una rarità in giro per il mondo, a una Rm, tipologia di macchinario presente? Chi e perché ha messo in discussione il tomografo Pet/Rm ibrido?”.
Per restare in via Lago Ascianghi, emerge che una delle ditte componenti l’Ati, che doveva realizzare le opere di edilizia per il centro, è oggetto di un’istanza di fallimento. Si tratta della Sari srl di Pomezia. L’udienza è stata fissata per domani, 5 dicembre, presso il Tribunale di Velletri. La Mellito Appalti srl, capofila dell’Ati, lo scorso 18 ottobre, ha scritto al Comune di Latina, dichiarandosi disponibile a finire i lavori nonostante la crisi dell’impresa mandataria. Tuttavia, “considerando che i lavori sono oggetto di una perizia di variante ancora in fase di approvazione”, eccetera…, la Mellito scriveva che le imprese mandanti chiedevano la sospensione dei lavori fino alla decisione del giudice sull’istanza di fallimento della Sari. Dopodomani il cantiere è pronto a ripartire?
La scelta del nuovo macchinario, posta alla base prima del superamento del diniego della Regione e poi anche del sopraggiunto parere del professor Roberto Grassi che definiva la proposta del Rm Prisma 3 Tesla superiore a quella originaria, non è condivisa dalla presidente della Provincia di Latina, Eleonora Della Penna, che ha minacciato la richiesta di restituzione della somma investita, pari a 800mila euro. Il sindaco e la sua maggioranza accusano Della Penna di essersi sottratta unilateralmente al progetto. Della Penna rispedisce l’accusa al mittente.
La risposta all’interrogativo iniziale di Simeone ci spinge a riavvolgere il nastro. E’ il 15 maggio 2017 quando il diniego della Regione arriva al Comune di Latina. L’atto viene trasmesso alla Provincia il 29 giugno e quasi contemporaneamente il sindaco di Latina Damiano Coletta apre un tavolo di confronto, convocato per il 5 luglio, a Fondazione Roma, Provincia di Latina e Università al fine di definire le modalità di intervento a garanzia del perseguimento degli obiettivi prefissati con il progetto di Centro di Alta diagnostica. Ma il 4 luglio la Fondazione Sanità e Ricerca scrive al sindaco, oltre che per chiarire che è la titolare del progetto (al posto della Fondazione Roma per effetto di una fusione), per comunicare che non potrà essere presente all’incontro. Il vice presidente Sebastiano Fidotti con la stessa missiva che “la scrivente Fondazione, attraverso un’apposita commissione tecnica all’uopo istituita, sta valutando le iniziative necessarie per la rimodulazione del progetto che consenta il concreto sviluppo e il completamento in tempi ragionevoli”. Sarà la stessa commissione, della quale fa parte il professor Ettore Squillaci (citato dal sindaco nel corso del Consiglio di giovedì scorso), a sostenere la sostituzione Rm Prisma 3 Tesla. Ma allora perché mettere in mezzo il diniego della Regione? Perché attendere 45 giorni per comunicarlo alla Provincia e poi subito dopo proporre la sostituzione del macchinario quale presunta soluzione al diniego espresso per mancato completamento dei lavori edilizi? I due macchinari sono comparabili? E’ migliore una lavatrice-asciugatrice o una lavatrice più moderna della lavatrice della lavatrice-asciugatrice? Quando e come si risolveranno i problemi al cantiere e il contenzioso in vista con la Provincia?
La consigliera Maria Grazia Ciolfi, radiologa, ieri ha chiarito che la rimodulazione del progetto è partita dalla Fondazione e che non avrebbe avuto ragione di esistere un accordo tra enti nel momento in cui l’ente erogante 13 milioni di euro (la Fondazione) si fosse defilato. La Fondazione ha imposto il cambio del macchinario nonostante un accordo sottoscritto? Il Comune costretto a rimodulare anche senza la Provincia? Dove e quando sarà istallato il tomografo Pet/Rm ibrido?