La Regione Lazio si è costituita parte civile al processo contro il clan Di Silvio, cominciato stamattina presso il Tribunale di Latina. Il processo in questione fa seguito all’operazione Alba Pontina del 12 luglio 2018 che aveva portato all’arresto, a Latina, di 25 persone accusate a vario titolo di traffico di droga, estorsione e reati elettorali aggravati dal metodo mafioso. L’udienza odierna, aggiornata al prossimo 15 maggio, riguarda la posizione di Armando Lallà Di Silvio, la moglie Sabina De Rosa, Federico Arcieri, Angela Di Silvia detta “Stella”, Genoveffa Sara e Giulia Di Silvio, Francesca “Gioia” De Rosa, Tiziano Cesari e Daniele Coppi. Gli altri coinvolti hanno scelto riti alternativi. Si tratta di: Samuele, Gianluca e Ferdinando Pupetto Di Silvio, Daniele Sicignano, Valentina Travali, Mohamed Jandoubi, Hacene Hassan Ounissi, Gianfranco Mastracci.
“E’ la prima volta – dichiara il Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi – che a questo clan autoctono viene contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. La costituzione di parte civile della Regione ha il valore di dimostrare concretamente di essere dalla parte dello Stato, dei cittadini e delle vittime delle mafie. Il clan Di Silvio assieme al clan Ciarelli ha rappresentato per anni una seria minaccia per la vita sociale, economica e politica del capoluogo pontino diventando nel tempo, attraverso l’uso cruento della forza e dell’intimidazione il gruppo criminale egemone a Latina”.
Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Latina, in particolare l’Operazione Alba Pontina, hanno consentito di ricostruire la natura criminale del sodalizio dei Di Silvio e di accertare che tale clan è risultato molto attivo, in primis nella gestione di numerosissime attività di carattere estorsive, consumate in danno di imprenditori, commercianti avvocati e liberi professionisti, in secondo luogo nel settore del traffico delle sostanze stupefacenti. Il coordinamento delle indagini della Procura di Latina e successivamente della Dda di Roma hanno contribuito a delineare l’evoluzione negli anni della famiglia Di Silvio consentendo ai magistrati di configurare il reato di associazione mafiosa nell’impianto accusatorio del processo cominciato stamattina.
“Grazie all’impegno delle forze dell’ordine, della Procura di Latina e della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma – conclude Cioffredi – possiamo dire che la storia criminale del clan Di Silvio sta arrivando al capolinea”.