Pene confermate per il processo Alba Pontina, per quella che passerà alla storia della città di Latina come il primo procedimento, scaturito dall’operazione del 2018, in cui si chiede l’aggravante mafiosa per le condotte criminali poste in essere dai componenti del clan Di Silvio di Latina. Ieri i Giudici di Roma hanno confermato l’impianto accusatorio confermando le pene (ritoccate solo in parte rispetto al primo grado): 20 anni per il leader del clan, vale a dire Armando “Lallà” Di Silvio; 13 anni e 8 mesi per la moglie Sabina De Rosa; 2 anni e 9 mesi per Francesca De Rosa; 4 anni per Genoveffa Di Silvio, 5 per Angela Di Silvio, 1 anno e 9 mesi per Giulia Di Silvo, 2 anni e 5 mesi per Tiziano Cesari e 3 anni e 4 mesi per Federico Arcieri.
Le accuse erano quelle di estorsione, spaccio di stupefacenti violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali con l’aggiunta dell’aggravante mafiosa. Le pene sono state lievemente ridotte, da 65 a 53 anni, rispetto al processo di primo grado che si era svolto presso il Tribunale di Latina.
Armando Lallà Di Silvio, il leader del clan, è stato condannato a 20 anni di carcere; la moglie Sabina De Rosa a 13 anni e quattro mesi; Francesca De Rosa a 2 anni e nove mesi; Genoveffa Di Silvio a 4 anni; Angela Di Silvio a 5 anni; Giulia Di Silvio un anno e nove mesi; Tiziano Cesari a 2 anni e cinque mesi; infine Federico Arcieri a 3 anni e quattro mesi.