Agostino Riccardo fa i nomi dei politici che sarebbero stati aiutati dal clan Di Silvio durante le elezioni comunali del 2016 e nelle regionali del 2013. La sua deposizione rientra nell’ambito del processo Alba Pontina, quello ordinario scelto dagli imputati Armando Lallà Di Silvio, la moglie Sabina De Rosa, Angela, Genoveffa e Giulia Di Silvio e Francesca De Rosa, Tiziano Cesari e Federico Arcieri.
Riccardo ha iniziato a parlare tardi questa mattina e continuerà ancora nel pomeriggio. Le dichiarazioni attese da molti, soprattutto dopo le motivazioni della sentenza degli imputati che avevano scelto il rito abbreviato, però sono arrivate.
“Il clan Di Silvio – aveva scritto il giudice – estendeva la propria influenza anche nelle campagne elettorali occupandosi della affissione dei manifesti. Ciò accadeva nel corso delle elezioni comunali (2016, ndr), nel corso delle quali si erano impegnati ad attaccare i manifesti ‘Noi con Salvini’, specificando che tutti coloro che intendevano procedere ad affissioni nel loro territorio avrebbero dovuto munirsi del nulla osta dei Di Silvio senza il quale sarebbero stati automaticamente oscurati”.
Il gup si basava sulle dichiarazioni del pentito Renato Pugliese, confermate oggi in aula dal secondo pentito del clan, Agostino Riccardo.
“Avevamo nelle nostre mani l’80 per cento della politica”. Il collegamento con i rappresentanti di alcuni partiti locali sarebbe stato, secondo quanto dichiarato oggi, l’imprenditore nel settore rifiuti, Raffaele Del Prete, che avrebbe foraggiato la campagna elettorale di Matteo Adinolfi, oggi europarlamentare della Lega, e di Gina Cetrone di Terracina.
Per la campagna della Cetrone avrebbero preso, sempre secondo le dichiarazioni del pentito, 7mila euro in cambiali, in un’altra tranche da 5mila più 10mila in contanti. Le riunioni si sarebbero svolte anche nell’azienda della candidata.
Poi ha iniziato a parlare di Pasquale Maietta, di come sarebbe riuscito a diventare consigliere comunale proprio grazie al clan Di Silvio. A lui sarebbero stati girati mille voti. E di come l’ex deputato avrebbe, nel 2013, “spostato i 500 voti della curva del Latina Calcio a Nicola Calandrini“, che era stato eletto consigliere comunale e oggi è senatore di Fratelli d’Italia.
Angelo Tripodi invece, ha spiegato rispondendo sempre alle domande dei due pubblici ministeri, Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, sarebbe stato “lasciato ai Travali, che si occupavano di lui”.
Ha quindi continuato a delineare gli altri reati commessi dal clan, ha chiarito in un passaggio relativo all’estorsione nei confronti di Stefano Trotta, come ormai a Latina comandassero lui, Pugliese, Lallà e i figli e che la famiglia Travali non contava più nulla. Che le decisioni relative alle estorsioni e altro si prendevano spesso al tavolo del salotto di casa di Armando Di Silvio, e al tavolo erano seduti sempre loro più Arcieri.
Ha spiegato come Alessandro Zof, che avrebbe fatto riferimento ai Travali, avrebbe sparato non solo ai Guzzon, a San Felice, ma prima anche a un’altra persona e al titolare di una nota pizzeria del capoluogo. Insomma tanti elementi raccolti durante le indagini sono stati confermati oggi in questa audizione a distanza. Riccardo Agostino si trova infatti in località protetta. Altre evidentemente lo saranno nel pomeriggio.
Le sue dichiarazioni sulla politica pontina non potranno però che avere ripercussioni nel panorama locale e non solo. Al momento, è bene ricordarlo, escluso Maietta, nessun politico tirato in ballo da Riccardo risulta essere indagato.