E’ prevista per domani la conferenza dei sindaci dell’Ato 4 chiamati a deliberare sulle determinazioni relative al versamento ai Consorzi di bonifica dei canoni, previsti nelle ultime convenzioni. Ma proprio in queste ore si è sollevato un polverone a fronte di un esposto che il principale ente di bonifica dell’Ato4, quello dell’Agro pontino, congiuntamente all’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica (Anbi), ha inviato all’Autority per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (Aeegsi). Si tratta di una denuncia presentata il 30 novembre 2017 resa però nota ai sindaci dell’Ato 4 solamente negli ultimi giorni. Che cosa contiene questo esposto?
Il Consorzio di Bonifica dell’Ato 4 svela un qualcosa di estremamente imbarazzante e che potrebbe interessare l’autorità giudiziaria. Il Consorzio, a firma del commissario straordinario Luigi Giuliano, spiega all’autority nazionale sul servizio idrico che, nel bel mezzo del contenzioso Acqualatina- Ato4 -Consorzi-Regione Lazio (per i canoni dal 2006 al 2010), viene stabilito che Acqualatina deve corrispondere ai consorzi Agro pontino, Sud pontino e Pratica di mare per l’utilizzo dei fossi (per lo scarico delle acque dei depuratori), la cui manutenzione è affidata agli stessi consorzi, complessivi 700mila euro anziché 2 milioni e 120 mila euro come in precedenza stabilito dalle delibere regionali, a fronte di un accordo sottoscritto il 6 luglio 2012 tra il gestore del servizio idrico (Acqualatina), la Regione Lazio, la Provincia di Latina e l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica del (Anbi). Che c’è di strano? Che né il consorzio – si legge nell’esposto – né l’Anbi hanno mai sottoscritto tale accordo. Lo dimostrerebbe il fatto che le uniche copie esibite non recano alcuna firma di adesione delle parti interessati.
“Considerato che il fantomatico accordo del 6 luglio 2012 è stato redatto su carta intestata della Regione Lazio – Direzione Regionale Ambiente, il Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino con nota del 25 settembre 2017 ha richiesto alla medesima Regione – si legge ancora nell’esposto – di conoscere se la stessa avesse mai ratificato tale accordo. Con nota del 27 settembre 2017 la Direzione Regionale Risorse Idriche ha reso noto che la Regione Lazio non ha mai adottato una Deliberazione di ratifica dell’anzidetto ‘accordo del 6 luglio 2012’”. Dunque, per il Consorzio un accordo inefficace. Alle stesse conclusioni in verità c’era arrivato da tempo il Comitato Acqua Pubblica di Aprilia che a seguito di una richiesta di accesso agli atti relativa al fantomatico accordo, presentata nel 2013, la Regione Lazio nel 2015 rispondeva: “L’accordo è stato promosso dalla Regione Lazio e, in quanto datato 2012, non è soggetto alla pubblicazione di cui al D.Lgs. n° 33/2013”. Una risposta che puzzava di bruciato per l’associazione apriliana. L’accordo infatti per avere efficacia verso terzi avrebbe dovuto essere pubblicato sul Burl.
Tornando alla riunione di domani, la Segreteria tecnica operativa chiede ai sindaci di mantenere la posizione sulla validità dell’accordo del 2012, e quindi continuare a riconoscere in tariffa solo 700mila euro annui per le somme determinate fino al 2017. Per questo motivo il Consorzio scrive all’autorità chiedendo invece che le tariffe vengano rettificate fino al 2017 con gli importi determinati dalla Regione Lazio e rinnovati appena l’anno scorso con la legge regionale numero 67/2017. La differenza è di 9.940.000 euro pari a 1.420.000 euro ogni anno dal 2011 al 2017.
E’ scontato che il Consorzio di Bonifica, quotidianamente alle prese con la crisi finanziaria dell’ente iniziata con questa brutta storia delle tariffe, si aspetti un minimo di attenzione da parte dei sindaci pontini e dei nuovi commissari prefettizi di Formia e Cisterna di Latina. L’appello all’autority è stato promosso dal commissario straordinario dei consorzi Agro Pontino e Sud Pontino, nominato dal presidente della Regione Lazio nel 2016; i sindaci, non più tardi del 18 dicembre 2017 hanno chiesto al presidente della Regione Lazio un aiuto per l’acquisto delle quote private di Acqualatina. Una mancata convergenza su questo aspetto delle tariffe metterebbe Nicola Zingaretti in conflitto con se stesso, proprio in piena campagna elettorale.