Nel pozzo di San Patrizio, in cui attinge Acqualatina, la ricchezza sembra non finire mai, grazie a un sistema pilotato che nulla ha a che vedere con gli interessi dei cittadini. Ne è convinto il Comitato Acqua pubblica di Aprilia, che dopo le minacce della Depfa Bank di esercitare il diritto di voto e l’approvazione obbligata del bilancio 2015 come proposto da Idrolatina, torna sulle condotte pontine arroventandole. Prima o poi qualcuno resterà scottato.
“Oggi tante voci chiedono di scontare le bollette per i disservizi patiti dai cittadini quest’estate. Disservizi che ancora si protraggono”, attacca il comitato. In effetti, in questi giorni, nonostante le rassicurazioni del gestore idrico dell’Ato 4, sono continuate le comunicazioni di interruzioni improvvise del flusso di acqua.
“Chi fa petizioni, chi chiama in causa l’Authority, chi vuole andare in Procura”, riassume il comitato, per poi suggerire la strada maestra: Basterebbe che i sindaci facessero l’interesse dei cittadini, sconfessando le loro scelte a favore del gestore”.
“Se il contratto di gestione non fosse stato opportunamente ‘adattato’ da sindaci ‘distratti’ e poco accorti all’interesse dei cittadini – spiega Alberto De Monaco del comitato -, oggi Acqualatina avrebbe dovuto pagare penali per quasi 52 milioni e 748mila euro per non aver raggiunto i livelli di servizio previsti da contratto. Penali che sarebbero servite a diminuire pesantemente le tariffe applicate. Visto che in un anno Acqualatina incassa oltre 90 milioni di euro dalle bollette è come se dovesse restituire a tutti gli utenti la bolletta di sei mesi”.
I numeri del comitato non solo quelli del gioco al lotto ma il frutto di un coefficiente magico che pochi conoscono: il mall, che misura “in modo oggettivo e comparabile la qualità generale del servizio reso dai gestori dell’acqua”. “Viene calcolato – spiega De Monaco – attraverso rigorose formule matematiche, previste nel disciplinare tecnico di contratto. Formule che misurano ogni anno il livello di servizio erogato all’utenza. Il mall tiene conto della qualità dell’acqua fornita, della qualità della depurazione, del numero dei reclami, del contenzioso con l’utenza, delle interruzioni della fornitura, degli investimenti realizzati, e del giudizio di merito assegnato dal garante regionale”.
Il comitato si addentra nei calcoli per far comprendere il significato del numero magico: “Se il mall vale 1, vuol dire che il gestore è stato eccellente ed ha raggiunto tutti gli impegni contrattuali ed i livelli di servizio previsti e quindi vanno riconosciuti in tariffa tutti i costi operativi. Se il Mall vale meno di 1, allora si applica la penale ed i costi operativi da riconoscere in tariffa, vanno diminuiti dello scarto rispetto ad 1. Per esempio se il mall è 0.9, i costi operativi da compensare vanno diminuiti del 10%”.
Chiarito ciò, De Monaco afferma che il parametro mall è stato “imposto” pari a 1 nel primo triennio (2003-2005), “per permettere alla società l’avvio di gestione (startup) senza incorrere in penali”.
“Il gestore calcola il mall ogni anno – aggiunge – è lo pubblica nel rapporto annuale di gestione. Ma che hanno fatto i sindaci, sempre per ‘favorire i cittadini’? Con la revisione del contratto il 14/7/2006, hanno ‘bloccato’ il mall a 1, fino al 2011! Quindi anche se il gestore ha calcolato e pubblicato il mall nei resoconti di gestione, le relative penali sono state “rese inerti” fino al 2011. Penali pari a 30.665.404 euro. Mentre per gli anni dal 2012 al 2015 le penali pari a 22.083.397 euro non sono mai state applicate da parte di chi ha il dovere di far rispettare il contratto per conto dei comuni: presidente Ato 4, avvocato Eleonora Della Penna, e dirigente Sto Ato 4, ingegnere Angela Vagnozzi. Grazie sindaci incompetenti – conclude -, e grazie controllori incapaci”.