Il processo per i lavori fuori legge al ristorante “Le Pantanelle” di Monte San Biagio, accertati tre anni fa dal Nipaf di Latina, si è concluso con la triplice condanna degli imputati, la titolare Erica Parisella – moglie dell’attuale sindaco Federico Carnevale – del dirigente dell’ufficio tecnico, l’architetto Tiziana Di Fazio e il progettista Ivo D’Ettorre per abusivismo edilizio e violazione del vincolo paesaggistico: cinque mesi e 25mila euro di ammenda. Disposto il dissequestro delle strutture e il ripristino dello stato dei luoghi, qualora non fosse stato già eseguito. Tutti e tre invece sono stati assolti dall’accusa di abuso d’ufficio e falso.
La vicenda
Le indagini erano state coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano – oggi in aula a rappresentare la pubblica accusa davanti al collegio presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis – che al termine degli accertamenti degli agenti del Nucleo investigativo della forestale aveva disposto il sequestro di un pergolato con cannucce di 12 metri quadrati realizzato senza alcuna autorizzazione, della tettoia di 187 metri quadrati e della piscina, di 11 metri per 14, autorizzate nel 2010 quando Carnevale era assessore all’urbanistica, prima di lasciare l’incarico per ricoprire quello di commissario al Parco regionale Ausoni e lago di Fondi. Permessi ritenuti illegittimi, in quanto non conformi alle previsioni urbanistiche del Prg. Il fondo interessato era in parte in zona agricola e in parte in zona destinata a parcheggi. Contestato anche un altro aspetto in merito alla tettoia, considerata nel permesso a costruire quale ampliamento di una struttura preesistente, appunto il ristorante. Ristorante che, stando alle investigazioni del Nipaf, risultava oggetto di richiesta di condono edilizio mai evasa dal Comune di Monte San Biagio. Dunque, una struttura in parte abusiva, mai sanata, per la quale era stato autorizzato un ampliamento. Tutto chiaro, anche per il Tribunale del Riesame che aveva però ordinato il dissequestro per assenza di pericolo in mora. Un provvedimento annullato poi dalla Cassazione con rinvio allo stesso Riesame. Quindi era seguito il sequestro bis di tettoia, piscina e del pergolato.
Il processo
Nel corso del processo, l’accusa basata sulle sole risultanze investigative dei forestali – la Procura in fase di indagini preliminari non aveva chiesto alcuna perizia – ha fatto da contraltare alle testimonianze rese dai testi chiamati dalla difesa degli imputati nel corso delle precedenti udienze (oggi in aula gli avvocati Giulio Mastrobattista e Giovanni Fusco). L’architetto Bonaventura Pianese e l’ingegnere Massimo Monacelli (dirigenti degli uffici tecnici dei Comuni di Terracina e Itri), e il funzionario della Regione, responsabile del contestato nullaosta paesaggistico a favore de “Le Pantanelle”, avevano sostenuto in aula la liceità dell’iter seguito dall’architetto Di Fazio e dei titoli rilasciati in favore della signora Parisella, proprietaria del ristorante. Testimonianze che avevano fatto sperare in un immediata soluzione tanto da spingere l’avvocato della ristoratrice a chiedere al presidente del collegio di disporre l’uso delle strutture sequestrate. Nonostante l’assenso del pubblico ministero quel giorno presente in aula, Cristina Pigozzo, il giudice aveva però rigettato l’istanza con una lunga motivazione. Oggi la sentenza.
La precisazione
“La condanna – ha dichiarato l’avvocato Mastrobattista – è in ordine al solo pergolato, per altro già rimosso da tempo, che era in difformità al permesso a costruire rilasciato per la tettoia. L’aver assolto gli imputati dai reati di abuso d’ufficio e falso rende legittimi gli atti amministrativi relativi a tettoia e piscina, motivo per cui non mi spiego la condanna dell’architetto Di Fazio. Attendiamo le motivazioni della sentenza”.