Si è concluso questa mattina il processo di Appello per 3 degli arrestati nell’operazione Blue Wish. Nell’inchiesta era venuto alla luce un giro di farmaci di fascia C, molti dei quali utili alla cura della disfunzione erettile.
La truffa al Sistema sanitario nazionale, era stata scoperta dalla Guardia di Finanza che ha smantellato un’associazione per delinquere finalizzata ad acquisti di farmaci con certificati falsi, eseguendo sette arresti nel maggio del 2018. Coinvolto anche un medico di Sezze, per cui si sta procedendo separatamente davanti al Tribunale di Latina, insieme ad altri imputati.
Tre di loro, ancora agli arresti domiciliari, oggi hanno invece patteggiato la pena, davanti la prima sezione penale della Corte di Appello di Roma.
In un’aula deserta, per l’emergenza coronavirus, presenti unicamente i difensori degli imputati oltre al procuratore generale, i giudici di appello hanno accolto le richieste e ridotto le pene rispetto a quelle comminate in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Latina, Mario La Rosa in abbreviato. Francesco Sodano da 4 anni e sei mesi a 3 anni ed 8 mesi; Michele Rivignano Vaccari, assistito dall’avvocato Francesco Vasaturo, da 3 anni e 10 mesi a 3 anni e 4 mesi di reclusione; Ilenia Marconi, da 3 anni e due mesi a 2 anni e sei mesi di reclusione. La donna, assistita dall’avvocato Oreste Palmieri, era la segretaria dello studio medico, l’unica che ha ottenuto la revoca della misura cautelare ed è prossima a lasciare gli arresti domiciliari.
Restano, invece, le misure cautelari per gli altri due imputati, che dovranno scontare ancora la pena ai domiciliari.
In primo grado, in realtà, il giudice La Rosa, pur condannando tutti gli imputati per il reato di associazione a delinquere finalizzato alla truffa, li aveva assolti dal reato più grave di corruzione. Per questo motivo, il pubblico ministero che ha coordinato l’inchiesta, Claudio De Lazzaro, non convinto dell’innocenza degli odierni imputati per la corruzione, aveva proposto appello chiedendo un inasprimento a 5 anni di reclusione per Vaccari e Marconi.
Il Procuratore Generale, evidentemente, non è stato dello stesso avviso, nel momento in cui – concordando la pena con i difensori in appello – ha formalmente rinunciato a procedere nei confronti dei condannati anche per il reato di corruzione.
Tra trenta giorni si conosceranno i motivi che hanno convinto la Corte di Appello a chiudere in questo modo la vicenda processuale.