E’ uscita alle 13.27 la sentenza del processo Alba pontina per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. In totale 74 anni di reclusione per 9 indagati. Regge l’aggravante della modalità mafiosa.
Il gup di Roma Marzano ha deciso la pena di 16 anni e 6 mesi per Ferdinando Pupetto Di Silvio, 16 anni e 8 mesi per Samuele Di Silvio, e 17 anni e 4 mesi per Gianluca Di Silvio, tutti e tre figli di Armando (Lallà) Di Silvio, considerato a capo della presunta associazione per delinquere con modalità mafiosa. Un anno e 4 mesi la condanna invece per Daniele Coppi, 4 anni e 2 mesi per Mohamed Jaudoubi, la stessa pena per Hacene Ounissi. E poi 5 anni per Daniele Sicignano, 4 per Valentina Travali e 4 anni e 4 mesi per Gianfranco Mastracci.
I pubblici ministeri Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro aveva chiesto 18 anni di reclusione per Samuele e Gianluca Di Silvio, 16 anni e otto mesi per Ferdinando detto Pupetto Di Silvio. Ottanta anni di carcere la richiesta complessiva per i componenti della malavita organizzata nel capoluogo pontino.
Dopo la lettura della sentenza i pubblici ministeri sono stati scortati dai carabinieri, con un cordone di polizia che ha impedito qualsiasi contatto con gli imputati.
Il Comune di Latina, la Regione Lazio e l’associazione Caponnetto si sono costituiti parte civile, e hanno ottenuto in totale 50mila euro di provvisionale esecutiva i primi due enti e 40mila euro l’associazione. Nel collegio difensivo gli avvocati Alessia Vita, Sandro Marcheselli, Alessandro Paletta, Oreste Palmieri, Fabrizio D’Amico e Virginia Ricci.
I componenti del clan Di Silvio rispondono, a vario titolo, di 45 capi di accusa, primo tra tutti l’associazione di stampo mafioso e poi estorsione, usura, riciclaggio, voto corrotto. Reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma.
Il rito abbreviato prevede la discussione sulla base degli elementi raccolti durante le indagini e la riduzione di un terzo di una eventuale condanna. In corso invece davanti al collegio del tribunale di Latina il processo per chi aveva scelto invece il rito ordinario.