Prime polemiche sui possibili emolumenti ai componenti del consiglio di amministrazione dell’azienda speciale Abc Latina.
Ieri l’amministrazione comunale ha comunicato che la Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti ha chiarito che poiché l’azienda speciale non ha ricevuto “contributi a carico delle finanze pubbliche”, al netto della dotazione iniziale e dei canoni comunali per il servizio ad essa affidato, il compenso ai membri del Cda è legittimo.
Logica avrebbe voluto che il giusto compenso (il lavoro va sempre remunerato) fosse stato previsto sin dall’inizio, invece è successo che i componenti nominati tramite selezione a fine 2017 hanno offerto la loro prestazione a titolo gratuito, salvo poi iniziarsi a stancare e a chiedere l’applicazione dell’articolo 12 dello statuto di Abc, approvato dal Consiglio comunale l’8 agosto 2017 che prevedeva “eventuali emolumenti indennità di carica o rimborso delle spese sostenute e documentate, nei limiti di legge, e comunque da determinarsi attraverso apposita indicazione del Consiglio Comunale”.
Nel bilancio consuntivo Abc 2018 si legge: “Relativamente ai compensi del CdA , si fa presente che a norma di statuto l’incarico non è gratuito ancorché soggetto a preventiva delibera del Consiglio comunale. Prudenzialmente si è appostato in bilancio, per competenza, l’ammontare degli emolumenti spettanti al CdA per l’anno 2018”. Il consiglio di amministrazione nel bilancio, dopo aver sottolineato che il Consiglio comunale non aveva ancora deliberato per il 2018 perché l’Ente aveva inoltrato istanza alla Corte dei Conti, ha precisato che l’appostamento in bilancio relativo agli emolumenti per gli amministratori è stato di 80mila euro per l’intero anno di competenza.
E qui il nodo viene al pettine. Il consigliere comunale Massimiliano Carnevale, della Lega, non si è lasciato sfuggire l’occasione per tornare all’attacco su un progetto che ha mostrato continue falle. In un post su Facebook ha risposto a quanti, commentando la notizia sul via libera agli emolumenti per i componenti del Cda da parte della Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti, si chiedessero perché tanta prudenza sulle somme dovute e perché non riconoscerle dall’inizio: “Bisognava dimostrare – si legge nel post del consigliere – la maggiore economicità dell’azienda speciale rispetto al libero mercato e la relazione a supporto di questa teoria reggeva sulla base di soli 40.000 euro … Ergo dire da subito che si sarebbe dovuto pagare il cda significava non poter più giustificare quel requisito. A tempo perso rileggete il mio intervento in Consiglio comunale e vi renderete conto che era tutto facilmente e tristemente prevedibile”.