Due episodi identici, a carattere intimidatorio, senza un denominatore comune. Parliamo degli spari esplosi questa notte a Latina, in via Piscinara, contro l’abitazione di un manager informatico, sulla cinquantina, e di quelli all’indirizzo di una famiglia di Sezze, padre e figlia coabitanti, residente in una villetta isolata di via Migliara 46.
La prima segnalazione giunge al 113 nel cuore della notte da via Piscinara: cinque colpi partiti da una calibro 9×21, andati a segno sul muro di recinzione, sulla facciata esterna dell’abitazione al pianterreno e sulla facciata del piano superiore corrispondente ad un alloggio disabitato. L’episodio di Sezze sarà segnalato ai carabinieri intorno alle 8 di questa mattina: repertati cinque bossoli calibro 9×21 e i fori sulle pareti esterne dell’abitazione. Ad allertare i militari è stata la donna, arrestata qualche tempo fa per spaccio; suo marito è in carcere e lei vive con il padre vedovo.
Un rompicapo per gli investigatori della Squadra Mobile e della Compagnia Carabinieri di Latina. Nessun collegamento tra i destinatari delle intimidazioni di piombo. Hanno dichiarato di non conoscersi, circostanza accertata nei limiti del possibile in una sola giornata di indagini.
Nel corso degli accertamenti odierni tuttavia non è sfuggito agli inquirenti che il manager in questa brutta, bruttissima storia, potrebbe non entrarci nulla e che gli spari rivolti verso la sua abitazione potrebbero essere frutto di un errore, dovuto ad un’omonimia. C’è un’altra persona a Latina che si chiama come lui, già noto alle forze dell’ordine. Chi ha sparato avrebbe semplicemente sbagliato indirizzo, ingannato dallo stesso cognome? E’ questa una delle primissime ipotesi su cui starebbero lavorando gli investigatori. Se confermata, allora forse quanto accaduto tra Latina e Sezze, nelle stesse ore, potrebbe essere inquadrato come un regolamento di conti nell’ambito della criminalità. Anche in questo caso parliamo di mere ipotesi investigative.