Prende ulteriormente spessore l’inchiesta della Procura sulla variante Q3. I carabinieri forestali del Nipaaf, questa mattina, sono tornati di nuovo presso gli uffici del Comune di Latina. La questione si fa molto delicata.
La delibera approvata il 28 dicembre 2018 dalla giunta del sindaco Damiano Coletta, avrebbe comportato modifiche sostanziali al Piano regolatore generale con la soppressione in parte di aree destinate a verde pubblico e verde privato vincolato. Smentita dalle ipotesi investigative non solo la storia della decadenza del vincolo alberghiero apposto per un finanziamento a presupposto della delibera di variante, ma anche il fatto che con l’atto di giunta, una volta eliminato il vincolo alberghiero specifico dal lotto interessato dalla proposta della Green Building, si potesse tornare alla destinazione turistico ricettiva nella quale giustificare una richiesta di permesso a costruire per la realizzazione di un centro commerciale.
In poche parole, secondo gli inquirenti, la variante urbanistica approvata sarebbe illegittima. Per sostenere correttamente le modifiche sostanziali, accertate dagli investigatori, la variante al Prg, perché di questo si tratterebbe, sarebbe dovuta passare per il Consiglio comunale.
L’assessore all’urbanistica Francesco Castaldo ha sempre sostenuto che l’abolizione del vincolo specifico alberghiero non comprometterebbe la destinazione turistico ricettiva dell’area. In questa fase le indagini lo starebbero smentendo. Il Piano particolareggiato edilizio del quartiere Q3, approvato nel 1990, aveva introdotto il vincolo alberghiero specifico a ridosso dell’hotel Garden su richiesta, in fase di osservazioni, dei titolari dell’albergo. Avevano il giardino e chiesero di avere la possibilità in futuro di ampliare l’hotel. L’osservazione fu accolta e inserita nel nuovo Ppe del Q3 in variante al Piano regolatore generale. L’abolizione di quel vincolo oggi comporterebbe di fatto una nuova variante al Piano regolatore generale. Ecco perché la stessa sarebbe dovuta passare per il Consiglio comunale.
Soltanto l’altro ieri, in Consiglio comunale, il capogruppo di maggioranza Dario Bellini aveva replicato all’attacco delle consigliera Nicoletta Zuliani che la variante non era sostanziale. Del resto a Bellini così era stato spiegato e convinto delle delucidazioni ricevute ha sostenuto che tutta questa storia si stava rivelando una tempesta in un bicchier d’acqua.
I nuovi risvolti degli accertamenti disposti dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano starebbero confermando in parte alcune delle criticità sollevate nel corso delle commissioni consiliari tenute su questo argomento. Nella seduta della commissione Governo del Territorio del 15 gennaio scorso fu proposto, dal consigliere Massimiliano Carnevale, di dare indirizzo alla giunta di revocare l’atto in autotutela. La maggioranza, eccetto Maria Grazia Ciolfi che si astenne, votò contro.
L’altro ieri in Consiglio comunale il sindaco Coletta, mai entrato nel merito della vicenda, ha ribadito di stare con la coscienza a posto, al netto degli errori. Errori non meglio precisati, ma ancora una volta il suggerimento di revocare la delibera del 28 dicembre 2018 è caduto nel vuoto.