La trasparenza nella pubblica amministrazione non è solo una buona pratica ma anche un obbligo normativo. La giunta municipale del Comune di Latina ha approvato il 28 dicembre 2018 due varianti finalizzate al rilascio di permessi a costruire per superfici commerciali, senza allegare alle delibere pubblicate gli atti previsti per legge.
Una violazione che abbiamo segnalato il 3 gennaio 2019 e ad oggi, 7 gennaio, ancora non si ripara all’anomalia… ammesso che sia possibile. L’assessore all’urbanistica Francesco Castaldo con nonchalance, in una nota stampa volta a difendere l’operato della giunta, nel merito di uno dei due atti – quello legato al piano particolareggiato Q3 – afferma che gli elaborati, come riportato nel testo della delibera, “seppur non allegati, sono disponibili presso il servizio urbanistico a disposizione di chiunque sia interessato”. “E comunque – conclude – verranno pubblicati nei prossimi giorni sul sito del Comune”. Assessore, ma lei è così convinto che basterà allegare gli atti mancanti per sanare ex post un buco della trasparenza? E che fine ha fatto la possibilità di poter presentare, da parte di cittadini interessati, osservazioni alle varianti prima che questa amministrazione, con riunione di giunta, decidesse di accordarle in ragione di istanze private?
L’assessore Castaldo, nella sua difesa d’ufficio, afferma che la variante richiesta dalla società Green Building srls in fondo sarebbe soltanto “una presa d’atto del superamento o estinzione di un vincolo di destinazione alberghiera esclusiva”. “Nessun aumento di volumetria né cambi di destinazione d’uso a residenziali”, dice. Le affermazioni di Castaldo, sulla buona parola, ci ricordano un po’ quelli di prima convinti, pure loro, della legittimità di certe varianti allegre approvate dalla giunta, come sostenuta da autorevoli pareri di esperiti in urbanistica che tuttavia non sono bastati loro a scrollarsi di dosso le croste del cemento. Non adiamo oltre nel merito delle due varianti sprovviste di documentazione, attendiamo fiduciosi la possibilità di poterla acquisire nella modalità che la legge sulla trasparenza prevede. Le “osservazioni” eventuali le faremo in seguito.
Intanto non possiamo che evidenziare le crepe sempre più vistose nella casa di vetro che il sindaco Damiano Coletta, neoeletto primo cittadino di Latina, voleva realizzare in piazza del Popolo. Oggi scrive su Twitter, sì da pochi giorni si è lanciato sui social, “prendo le distanze da chi dice che Latina è sempre stata libera”. “Abbiamo aperto gli occhi il 19 giugno 2016 – si legge -. Ora siamo liberi dalla cementificazione, dalla criminalità, dal sistema che garantiva i pochi. A Latina adesso la legalità è un mezzo per raggiungere la giustizia sociale”. Ci auguriamo che anche chi abita alle spalle delle nuove superfici concesse possa sentirsi libero dalla cementificazione, dalla criminalità, dal sistema che garantiva i pochi. Quei pochi che nella recente storia di Latina sono stati messi a tacere con gli atti amministrativi, restando in questo ambito, del commissario straordinario Giacomo Barbato, un burocrate (di oggi la notizia della sentenza del Consiglio di Stato su via Quarto che dà ragione al Comune, liberando dalla cementificazione il Gigante Buono). Oggi si approvano varianti di giunta, come facevano quelli di prima, senza seguire la normativa sulla trasparenza. Una debolezza che viene attribuita, ci dicono i bene informati, ai difetti del sistema informatico del Comune e non certo alla malafede. E noi ci crediamo fermamente, rimproverando però a questa amministrazione di non aver investito a sufficienza in due anni e mezzo di gestione del Comune nella trasparenza, una delle priorità di Lbc rimasta nel libro dei sogni o tradita nei sogni di qualche suo componente, come il consigliere Salvatore Antoci costretto a “elemosinare” atti e risposte minacciando la richiesta di convocazione della commissione Legalità e Trasparenza.