L’omicidio di Luca Palli, per quanto efferato, non è riconducibile alla criminalità organizzata. Lo ha detto questa mattina il Procuratore capo di Latina Andrea De Gasperis, nel corso della conferenza stampa indetta alla luce degli arresti di Massimiliano Sparacio, 46enne di Aprilia, e di Vittorio De Luca, 32enne di Anzio, fermati ieri pomeriggio. Entrambi, ascoltati dagli inquirenti, hanno ammesso il loro coinvolgimento esclusivo nel delitto di via Mazzini offrendo tuttavia versioni distinte. L’omicidio avvenuto ad Aprilia la sera del 31 ottobre 2017 sarebbe maturato a causa di screzi, di natura personale, tra la vittima, 48enne di Aprilia dipendente della Multiservizi, e Sparacio. Ma il movente è al vaglio degli investigatori.
Sparacio, titolare di un bar in via Inghilterra ad Aprilia, aveva denunciato Palli per un incendio in danno alla sua attività. Una denuncia poi ritirata. Il fatto è accaduto due anni fa; poco prima Sparacio aveva licenziato la compagna di Palli alle sue dipendenze. Il 46enne apriliano si era convinto che il rogo appiccato presso la stazione di servizio limitrofa al suo bar fosse una vendetta di fuoco per il licenziamento della donna. Ma appunto l’episodio è datato e per questo gli inquirenti vogliono vederci meglio. Cosa è accaduto tra Palli e Sparacio tra la data dell’incendio e la brutale esecuzione di via Mazzini? C’è di mezzo una questione di soldi?
Due colpi esplosi da una pistola calibro 38 a distanza ravvicinata e poi un terzo colpo alla testa, in una zona di Aprilia in quel momento frequentata, con i negozi ancora aperti e donne e bambini nei passeggini in strada. La scena è stata ripresa dalle telecamere che tuttavia non hanno inquadrato l’esecutore del delitto. E nessun testimone oculare è stato in grado di fornire agli inquirenti un identikit dell’assassino. Saranno le indagini dei carabinieri del Reparto territoriale di Aprilia e del Nucleo investigativo di Latina, coordinati dal sostituto procuratore Luigia Spinelli, a stabilire chi tra la coppia avrebbe indossato quei panni: Sparacio.
Gli investigatori arriveranno ad identificare il presunto killer, grazie ad altre immagini che ritraevano benissimo De Luca che entrato nel bar di via Mazzini invitava Palli a seguirlo fuori. Immagini nitide di De Luca, tuttavia sconosciuto ad Aprilia, alle forze dell’ordine e probabilmente anche agli avventori dell’esercizio commerciale in cui Palli, insieme ad amici, stava consumando un aperitivo. I carabinieri, coordinati dal tenente colonnello Riccardo Barbera e dal capitano Vincenzo Ruio, hanno avuto a che fare con testimonianze al limite della reticenza e per certi versi contraddittorie. Ma il volto era lì, incorniciato in un’immagine perfetta. E’ stata solo una questione di tempo per risalire all’identità di De Luca.
De Luca è stato fermato il 5 dicembre scorso in sella alla moto utilizzata per il delitto di via Mazzini, che risulterà di provenienza furtiva. “Era certamente quella del 31 ottobre in via Mazzini, una moto particolare, inconfondibile, ripresa dalle telecamere”, ha detto oggi il Procuratore capo. Il sequestro immediato del mezzo ha messo in agitazione De Luca che, intercettato, avvisa subito Sparacio. Da qui il fermo per entrambi, oggi convalidato, con l’accusa di omicidio premeditato in concorso.
“Questo delitto efferato – ha dichiarato il Procuratore De Gasperis – ha creato allarme sociale, ad Aprilia. Le modalità di esecuzione lasciavano ipotizzare che fosse avvenuto per mano della criminalità organizzata. Non a caso c’è stata anche un’interrogazione parlamentare che metteva in fila episodi inquietanti. L’esito di queste indagini, condotte con straordinario impegno dei carabinieri di Aprilia e Latina e dal sostituto Spinelli, crediamo possano restituire un minimo di tranquillità da questo punto di vista. Resta il fatto gravissimo, brutale, ma siamo certi che questo omicidio non è riconducibile al crimine organizzato”.
Sparacio dopo l’incendio aveva aperto un altro bar ad Anzio. E ad Anzio avrebbe conosciuto De Luca. Entrambi hanno piccoli precedenti, risalenti a molti anni fa.