Il Latina 1932 perde i pezzi e si sta rivelando come una turbolenta polveriera popolata da polemiche, dubbi e continui stravolgimenti. Lo si intuisce dalla nota diffusa oggi, non dai diretti interessati ma da parte di colui che doveva far parte della nuova realtà: ufficialmente Pino Selvaggio, in pratica Antonio Pezone. Questa mattina, nello studio latinense del notaio Coppola, l’ex capitano nerazzurro incaricato di rappresentare lo stesso Pezone ha rinunciato alla sua fetta di quote cedendole a un altro socio, Cavaricci, e uscendo di scena. Indiscrezioni vorrebbero Nando Leonardi confermato nel ruolo di presidente, con l’incarico di direttore generale assegnato all’ex mister pontino Andrea Chiappini, protagonista sin dall’inizio dell’intera operazione. Nuovi equilibri e nuovi nomi, dunque. Ma si farà in tempo a sistemare tutto entro il 3 agosto, scadenza per l’iscrizione in serie D? E gli oltre 200mila euro necessari? Gli interrogativi senza risposte aumentano, mentre in molti attaccano il sindaco Coletta per presunte “ingerenze” nella scelta degli stessi protagonisti.
LO SFOGO DI PEZONE
Antonio Pezone, a quanto pare già pronto ad allestire una squadra competitiva per la serie D, ha spiegato i motivi di tale passo: “Qualche mese fa mi sono affacciato nella mia città, perché Latina lo è, per proporle di sposarmi. Non sono bello, ma come un marito d’altri tempi ero pronto a prendermene cura, sostenerla e godere con lei di tutti i successi che mi auguravo di avere. Certamente ci sarebbero stati anche insuccessi e difficoltà, ma proprio in quei momenti ci saremmo fatti forza l’un l’altra, capendo quanto nessuno di noi avrebbe potuto fare a meno dell’altra. Passando dalla poesia alla prosa e sportivamente parlando, innanzitutto occorre chiarire la figura che avevo scelto per rappresentarmi, quel Pino Selvaggio ancora oggi amato dalla piazza, stimato da tutti gli addetto ai lavori e non, colui che portava la fascia dentro e fuori dal campo. Grazie a lui avevamo contattato professionisti di livello primario ai quali avremmo voluto affidare le varie direzioni della squadra, confrontandoci con quei soci che ci hanno appoggiato e dicendo a quelli ai quali non siamo piaciuti che avrebbero cambiato idea col tempo e con la conoscenza reciproca.
Avremmo voluto spiegare i nostri progetti e come, tra un anno, avremmo potuto integrare le eccellenze della “1932” con la mia “Racing” che, non è più un segreto ormai, vorrò far venire qui a Latina, quando le norme me lo permetteranno. Avrei voluto fare tante di quelle cose con tutti quei tifosi che oggi mi sostengono senza che io abbia realmente potuto mostrare loro come tenga a questa loro stima incondizionata. Tutto questo non lo posso realizzare perché da buon imprenditore sono abituato a fare il capo e a decidere da tale. È un difetto forse, nella vita, ma non nel lavoro. Non riesco a modificarmi. Nel bene e nel male, Antonio Pezone è come appare, né più né meno. Diretto, risoluto, schietto. Vincente. Sono arrivato in punta di piedi e con rispetto, portando molto, ma molto più di quanto chiedevo. Offrendo senza pretendere. Con una sola linea guida: novità, vincere o perdere, ma con linfa, persone, programmi e metodi nuovi. Mi è stato promesso tutto questo, poi modificate le strutture ma mai la mia disponibilità nei confronti di chi mi ha chiesto aiuto in momenti di bisogno. Nonostante tutto, oggi sono cambiate le carte nautiche della barca che mi si è chiesto di aiutare e che senza pensare ho aiutato. L’obiettivo non è più il mare aperto, la rotta che con umiltà ma serietà volevo intraprendere e far intraprendere alla mia città, con alla guida capitani esperti e capaci, ma porti conosciuti nei quali non voglio attraccare. Non è la mia filosofia, questo libro lo conosco e non lo stamperanno con il mio nome. Ringrazio ancora Pino Selvaggio che in pochi giorni mi aveva messo a disposizione un team di professionisti e già gran parte della rosa, grazie alla sua esperienza e conoscenza del mondo del calcio professionistico del quale per tanti decenni ha fatto parte. Ringrazio l’amico e avvocato Camillo Autieri per avermi assistito e consigliato in questo breve percorso e che spero in un giorno non lontano possa ricominciare. Spero di non deludere le aspettative dei tanti tifosi e innamorati di calcio che non meritano trattamenti del genere, perché solo a questo penso da quando ho preso questa decisione. Con loro e con la città, per me, questo è solo un arrivederci”.
LA PIAZZA MORMORA, COLETTA CRITICATO
I nuovi sviluppi non avrebbero convinto una consistente maggioranza della tifoseria organizzata, a quanto pare in attesa di comunicazioni ufficiali prima di prendere posizione. Innescate poi aspre polemiche in ambito politico, come testimonia l’intervento del portavoce comunale di Fratelli d’Italia, Giovanni Farina, intervenuto su quanto riportato dalla stampa locale in merito al ruolo svolto nella vicenda dal sindaco Coletta: “Meno ingerenze sulla nuova società di Calcio e soprattutto più autonomia della nuova compagine societaria: credo che la politica debba svolgere il ruolo di “super partes” senza entrare nel merito degli assetti societari e soprattutto deve garantire l’appoggio per una buona riuscita della iniziativa. Non possiamo assolutamente condividere come il primo cittadino si stia muovendo rispetto alla neonata società nel momento in cui entra nel merito di quelle che sono le scelte di vertice e di collaborazioni interne alla società. L’autonomia penso sia il baluardo su cui fondare il nuovo sodalizio sportivo affinché una piazza come quella del capoluogo possa tornare a far vivere il calcio che conta in città. Il Sindaco a mio modo di vedere sta confondendo questa funzione, comunque importantissima, con un atteggiamento direttamente e personalmente coinvolto e che appare agli occhi di tutti inspiegabile e che potrebbe essere letto come un tentativo di costruire la sua immagine politica intorno alla squadra di calcio per ambire a future fortune politiche. Più che un bene comune, il sindaco sta cercando di attuare la politica del male comune, con un progetto e dei tentativi di intromissione tipici degli anni 90 e della autogestione di stampo liceale, senza denari, alla carlona e sistemando i soliti noti a copertura delle cariche societarie. Latina 1932 deve tornare ad avere la sua autonomia e la politica il suo ruolo. Se qualcuno dei nuovi soci decide di abbandonare a distanza di qualche giorno dalla firma dell’atto costitutivo qualcosa non ha pienamente funzionato. E allora Damiano Coletta faccia un passo indietro se vuole bene alla città e se vuole che ritorni il calcio nel capoluogo”.