La sentenza del Consiglio di Stato relativa al porto del Circeo fa molto discutere anche se riguarda una piccola concessione demaniale. Un permesso di poco più di un centinaio di metri quadrati rilasciato in modo illegittimo – come confermato dall’ultimo grado di giustizia amministrativa – che il gestore dell’approdo turistico, la cooperativa Circeo I, ha cercato di recuperare promuovendo ricorsi contro l’iter di annullamento attivato dall’amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Gianni Petrucci.
Sull’argomento è intervenuto oggi il gruppo di opposizione “Verso il domani”, composto dai consiglieri che fino alle elezioni dell’11 giugno erano nella maggioranza di Petrucci, affermando che la sentenza del Consiglio di Stato condanna “un sistema che ha consentito l’affidamento di concessioni demaniali senza alcun controllo e senza il necessario rispetto delle regole”.
“Infatti, da molte parti ci si chiedeva come fosse possibile che la quasi totalità dello specchio acqueo del porto del Circeo – si legge in una nota stampa del gruppo consiliare – fosse occupato esclusivamente da un unico concessionario senza che nessun altro operatore del settore nautico – anche del luogo – avesse mai potuto avere la possibilità di accedere alla gestione degli ormeggi. A questo provvedeva il ‘sistema’ mediante il quale chi aveva già la concessione, semplicemente, ne chiedeva l’ampliamento secondo l’articolo 24 del Regolamento del Codice della Navigazione; e chi doveva decidere, altrettanto semplicemente, glie lo concedeva. In questo modo, nessun altro ha mai potuto entrare in un meccanismo ermeticamente chiuso”.
Cosa dice l’articolo 24? “Dice – si legge nel comunicato – che ‘qualsiasi variazione nell’estensione della zona concessa o nelle opere o nelle modalità di esercizio deve essere richiesta preventivamente e può essere consentita mediante atto o licenza suppletiva dopo l’espletamento dell’istruttoria’” “Ebbene – sottolineano i consiglieri -, per anni questa norma è stata interpretata come un fatto automatico volto a rilasciare gli ampliamenti richiesti, anche molto estesi, senza alcuna procedura di gara pubblica. Ma, finalmente, il Consiglio di Stato ha fatto chiarezza asserendo che “coerentemente con i principi di legalità, imparzialità e buon andamento di cui all’art. 97 della Costituzione e con quelli di matrice comunitaria infatti tale disposizione deve essere interpretata nel senso che l’affidamento diretto e senza gara (al precedente concessionario) può ammettersi solo in presenza di situazioni eccezionali e nella misura in cui l’estensione della originaria concessione sia obiettivamente funzionale e necessaria per l’effettivo corretto e proficuo utilizzo del bene già concesso ed abbia in ogni caso una minima consistenza quantitativa e non anche quando essa riguardi un (ulteriore) bene demaniale che solo soggettivamente sia collegato al primo, ma che obiettivamente potrebbe essere oggetto di una autonoma e distinta concessione.”
In altre parole, tranne che in casi straordinari e di minima consistenza dimensionale, gli ampliamenti vanno interpretati come nuove concessioni e, come tali, sottoposti a procedura pubblica di gara.
“Alla luce di ciò – affermano i consiglieri di ‘Verso il domani’ – , non si può non considerare che anche gli altri ampliamenti concessi con affidamento diretto sono da considerare illegittimi e, pertanto, il Comune, vista la sentenza del Consiglio di Stato, deve revocarli e riaffidarli secondo le corrette procedure di legge attraverso una gara pubblica. Non nascondiamo la nostra preoccupazione circa la possibilità che questo avvenga, dal momento che il conflitto di interessi che lega da anni alcuni esponenti dell’attuale maggioranza al concessionario dell’area portuale è noto a tutti. Naturalmente ci auguriamo di sbagliare ma, nel frattempo, non trascureremo di tenere informati i cittadini di San Felice Circeo e i competenti organi di controllo sulla evoluzione dei fatti”.