tà. Il sindaco di Sperlonga accusato di corruzione, il suo Comune parte civile
Il procedimento giudiziario a carico del sindaco di Sperlonga Armando Cusani, Isidoro Masi, Nicola Volpe, Antonio Avellino, Andrea Fabrizio e Massimo Pacini, coinvolti nell’operazione Tiberio, è approdato in aula davanti al collegio penale presieduto da Francesco Valentini. Le difese degli imputati, accusati a vario titolo di corruzione e turbata libertà degli incanti per le gare d’appalto ritenute pilotate (riqualificazione del complesso archeologico di Villa Prato a Sperlonga, ristrutturazione della casa comunale di Prossedi, il restauro della scuola di Priverno intitolata a Don Andrea Santoro e i lavori di pulizia delle strade extraurbane dello stesso comune), a quattro mesi di distanza dai clamorosi arresti, hanno chiesto la revoca delle misure cautelari o misure meno afflittive per i loro assistiti. Il pubblico ministero Valerio De Luca non si è opposto, ma il Tribunale si è riservato. I giudici decideranno entro e non oltre cinque giorni, mentre la prossima udienza avrà luogo il 13 giugno. Oggi sono state ammesse le costituzioni di parte civile dei Comuni di Sperlonga, Priverno, Prossedi, di quattro consiglieri di opposizione di Sperlonga, dell’associazione Antonio Caponnetto e Carmine Tursi, il cittadino di Sperlonga che per primo denunciò gli abusi edilizi perpetrati all’interno dell’hotel Grotta di Tiberio di proprietà di Cusani e del suocero Erasmo Chinappi. L’inchiesta Tiberio era partita proprio dalla struttura alberghiera, ovvero dal mancato ordine di ripristino dello stato dei luoghi dopo le sentenze di condanna. Dal processo avviato oggi restano fuori Mauro Ferrazzano che, dopo aver vuotato il sacco, era tornato in libertà chiedendo il patteggiamento, e Alessandra Bianchi uscita dal Riesame con la sola interdizione per un anno dalle cariche societarie.