Mentre la difesa di Armando Cusani si prepara alle contromosse per smontare le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti, restano ancorate a 20 pagine le esigenze di custodia cautelare in carcere ravvisate dal giudice Giuseppe Cario nei confronti del sindaco di Sperlonga: pericolo di reiterazione del reato, attuale e concreto, pericolo di inquinamento probatorio, concreto e attuale; inadeguata la misura dei domiciliari anche con controllo elettronico poiché “capace di intraprendere ogni pressione o iniziativa che lo possa favorire, con modalità particolarmente caute che lo descrivono come “attento ad eludere ogni forma di controllo”. Cusani per il Gip deve restare in carcere.
L’interrogatorio di garanzia è a breve e nulla è scontato, neanche l’esito di un probabile ricorso al Tribunale del Riesame, ma la posizione del sindaco di Sperlonga – sospeso per effetto della misura cautelare – non è delle migliori in quest’inchiesta “Tiberio” che prende il nome dal suo albergo di famiglia.
“Ricorre pericolo concreto e attuale che Cusani, avvalendosi della carica di sindaco commetta reati della stessa specie di quelli per i quali si procede”, e ancora “particolarmente attivo il Cusani, nel periodo monitorato, quando addirittura non rivestiva alcun incarico istituzionale all’interno del Comune di Sperlonga, cioè durante il periodo di sospensione per la precedente condanna riportata”. “Senza essere sindaco, sospeso per legge – si legge nell’ordinanza -, ha esercitato continua e quotidiana ingerenza negli affari comunali, impartendo direttive ai dipendenti, imponendo priorità su taluni interessi (non quelli della cosa pubblica), postergando altri. E’ pronto a reiterare Cusani. Il pericolo è concreto”. Ed anche attuale, spiega il giudice, laddove ad esempio fa riferimento all’intenzione degli indagati (intercettati) di assumere condotte di turbativa per importi di tutto riguardo, milioni di euro, anche con finanziamenti pubblici (parcheggio di Bazzano, lavori al cimitero, ascensori di collegamento tra la parte bassa e alta del paese), obiettivi dei prossimi mesi.
Il giudice delle indagini preliminari ha ravvisato la concretezza del pericolo di reiterazione nel lungo elenco di pressioni che Cusani, in base agli accertamenti dei carabinieri, avrebbe svolto nei diversi settori del Comune di Sperlonga, presso l’ufficio tecnico, nei confronti del sindaco Francescantonio Faiola, presso i servizi sociali e la Polizia locale. Cusani, in buona sostanza, come sostiene la Procura, non avrebbe pensato esclusivamente a “sistemare” l’albergo ricorrendo alla corruzione e di orchestrare la gara per il sito archeologico Villa Prato, ma anche a perorare l’assunzione di tecnici esterni presso l’ufficio condono quando non era neanche sindaco, ricorrendo all’occorrenza a far intervenire il primo cittadino in carica Faiola, e l’assunzione di una donna arrivata quarta ad un bando per tre posti di vigilante a bordo degli scuolabus. Cusani, evidenzia il Gip, avrebbe disposto, sul finire della campagna elettorale 2016 che lo vedeva in corsa per la carica di sindaco, la “chiusura” dell’ufficio tecnico per consentire al personale di provvedere ai rinnovi delle concessioni demaniali “utili” al suo tornaconto elettorale. Forzata sarebbe stata anche l’esternalizzazione di un servizio ad una cooperativa. Cusani in modo sorprendente – scrive il giudice – impartisce con tono perentorio al comandante della Polizia Locale Alessandra Faiola di preparare un’ordinanza attinente questioni di viabilità (un senso unico). “Il tono è perentorio e sorprendente – si legge nell’ordinanza – derivando la direttiva da soggetto in quel momento sospeso dalla carica di consigliere comunale non ancora eletto sindaco”.
Dettagliato anche il ravvisato pericolo concreto e attuale di inquinamento probatorio: le indagini documentano la sua pervicace attivazione al fine di ostacolare le indagini. Particolare rilievo viene dato nell’ordinanza al ricorso presso ogni superiore gerarchico per ottenere provvedimenti di trasferimento nei confronti degli autori delle indagini. Clamorosa la telefonata ad un generale dei carabinieri per segnalare il maresciallo scomodo, quel testa di caz…, riferendosi a Salvatore Capasso comandante della stazione di Sperlonga. Una circostanza che, unita alle altre riportate nell’ordinanza, connata “la misura cautelare della custodia in carcere come l’unica idonea ad interrompere le prevedibili ingerenze del Cusani e così assicurare l’ulteriore assunzione probatoria libera da condizionamento…” Cusani – si legge infine – è “persona scaltra e pronta ad ogni mezzo per ostacolare le indagini”.
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