Quando sei senza lavoro e non sai più dove sbattere la testa, non ti lasci sfuggire alcuna occasione anche se ti chiedono di raggiungere la Danimarca. A dire il vero l’opportunità che ti arriva, sebbene limitata al tempo necessario per finire un lavoro iniziato già da qualche mese, è anche allettante: si tratta di andare a rifare l’impianto elettrico del locale all’interno del prestigioso centro commerciale Illum di Copenaghen che ospiterà l’imminente apertura di Eataly, il primo negozio della catena di alti cibi della tradizione italiana nel Nord Europa. “Evvai! Finalmente, un’occasione seria”. Sergio M., di Ladispoli, a settembre è partito con questo spirito al servizio di una ditta, con sede a Sabaudia. Con lui una ventina di operai, delle province di Latina e Roma. Ma già da i primi giorni si avverte un certo malessere.
Il cantiere era stato aperto a inizio estate dalla stessa ditta pontina in subappalto. Non ci sono attrezzi da lavoro, neanche le forbici per scuoiare i fili. “E poi, ogni sera si cambiava alloggio – racconta Sergio -: sembravamo terremotati. In pausa pranzo, se volevi mangiare… dovevi provvedere a tue spese”. L’esperienza di Sergio e dei suoi compagni di avventura finisce nel giro di un mese. Nella seconda metà di ottobre sono tutti di nuovo in Italia, senza neanche la soddisfazione di vedere il lavoro finito. A quanto pare la ditta di Sabaudia sarebbe stata messa fuori gioco per gravi inadempienze. E degli stipendi maturati dai dipendenti neanche un centesimo. E pensare che la boutique del cibo italiano a Copenaghen, inaugurata il 17 novembre, è stata dedicata al tema della Felicità, il benessere dell’anima secondo Epicuro. Una beffa.
Le telefonate tra gli elettricisti e i datori di lavoro si sprecano. Pagamenti rinviati di giorno in giorno, perché i soldi non ci sono: “Il committente – dicono da Sabaudia – non ci ha pagato”. Il cane che si morde la coda? Gli operai stentano a credere alla versione fornita. Di quell’esperienza restano solo le buste paga emesse senza che sia stato corrisposto il dovuto. Che fare? Natale è alle porte, più povero di sempre. Sergio M., da Ladispoli, chiama la nostra redazione per denunciare il suo disagio, nella speranza che i datori di lavoro, i due soci della ditta di via Migliara 49, si passino la mano sulla coscienza e tirino fuori i soldi che devono all’intera squadra di elettricisti che li ha seguiti fino a Copenaghen.