Rifiuti come le sabbie mobili: braccio di ferro tra la curatela fallimentare della Latina Ambiente e il Comune di Latina, mentre l’amministrazione Coletta si prepara ad abbandonare il sogno dell’in house. Sono ore frenetiche queste, per tutti. A cominciare dai lavoratori che sono chiamati a garantire il servizio di igiene urbana nonostante tutto.
Oggi l’incontro tra l’amministrazione comunale e i curatori del fallimento della società, nata per gestire i rifiuti nel capoluogo pontino e finita alle ortiche senza possibilità di appigli. Un fallimento con continuità di servizio: la proroga in corso concessa alla Latina Ambiente già in liquidazione scade il prossimo 31 dicembre, ma i curatori attendono il contratto di servizio che il Comune si è impegnato a sottoscrivere nell’immediatezza e la proroga fino al prossimo giugno. “In base alle indicazioni dei curatori – aggiunge l’assessore Roberto Lessio – valuteremo se concedere una proroga unica o proroghe trimestrali”. L’incontro di oggi è stato aggiornato alla prossima settimana dopo che le parti si sono confrontate sul monte debiti/crediti senza trovare una soluzione. Non è un mistero che l’amministrazione tenda a minimizzare la posta, del resto l’assessore alle partecipate Giulio Capirci di debiti fuori bilancio non ne vuole neanche sentire parlare. Sul versante opposto i curatori, che devono valorizzare quanto più possibile il patrimonio della Latina Ambiente. “Ho suggerito l’asset della Ecoambiente”, ha commentato Lessio. Secondo indiscrezioni il conto in rosso del Comune, sottolineato dalla curatela, si aggirerebbe intorno ai 25 milioni. Un’assurdità per l’amministrazione Coletta che già per i soldi della Tia ha risposto picche. Dunque, la riunione è stata aggiornata alla prossima settimana quando le parti si presenteranno documenti alla mano.
Per quanto riguarda il dopo Latina Ambiente, intanto, la situazione si complica. L’amministrazione comunale sembra aver preso coscienza del fatto che l’ipotesi della gestione in house del servizio dei rifiuti possa scontrasi con la riforma Madia, anche se bocciata alla Corte Costituzionale, laddove stabilisce che “nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società in controllo pubblico titolare di affidamenti diretti – si legge nel testo del decreto -, le Amministrazioni pubbliche controllanti non potranno costituire nuove società, né acquisire partecipazioni in società già costituite o mantenere partecipazioni in società qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita”. Il primo cittadino nel suo video-messaggio settimanale ha parlato apertamente di dubbi, anticipando l’intenzione di chiedere un parere legale. L’assessore Lessio, dal canto suo, ha affermato che allo stato dei fatti la riforma sulle partecipate sarebbe vigente: “Per fugare ogni dubbio, comunque, chiederemo un parere”, ha detto. Quando? “Anche domani”. E il piano B qual è? “Quello di un nuovo bando, che tenga conto degli obiettivi di una differenziata spinta”. E il vecchio bando per il quale l’amministrazione ha chiesto il parere all’Anac dopo averlo sospeso? “La risposta dell’Anac non è ancora arrivata”.
E’ convocata per domani la commissione consiliare Ambiente durante la quale l’assessore Lessio riferirà in dettaglio.