C’è una task force al lavoro per salvare il bosco. Ieri a Roma presso la direzione agricoltura della Regione Lazio, si è insediato il tavolo promosso e convocato dall’Ente Parco del Circeo per affrontare il problema della ormai conclamata presenza dello scolitide di origine esotica Xylosandrus compactus (un piccolo coleottero di pochi mm di lunghezza) che sta flagellando la macchia di Sabaudia.
Al tavolo hanno aderito l’Università della Tuscia, con i dipartimenti di patologia vegetale ed entomologia, il CREA, con i rispettivi gruppi di ricerca in entomologia forestale e patologia vegetale, il servizio fitosanitario regionale e il Corpo forestale dello stato, con l’UTB di Fogliano, il CTA di Sabaudia e il Comando regionale.
“Dall’incontro – riporta una nota del Parco a margine dei lavori – è emersa quindi la volontà di tutti gli enti coinvolti di sottoscrivere un Protocollo di intesa volto a favorire la collaborazione e la cooperazione sia nelle fasi di indagine e ricerca conoscitiva di un fenomeno che è nuovo negli ambienti naturali italiani, sia nel mettere in piedi iniziative volte al suo controllo e contenimento.Sostanzialmente proporre una vera e propria governance gestionale a più soggetti dell’emergenza, ipotizzando anche altri impegni sullo studio e salvaguardia del patrimonio naturale vegetazionale del Parco nazionale del Circeo.
In particolare, dagli esami effettuati sulla vegetazione del Parco Nazionale dai due gruppi di ricerca, quello dell’università della Tuscia e quello del CREA, è emerso che a preoccupare maggiormente sono le patologie vegetali portate dai funghi che gli insetti trasportano e che possono portare al deperimento della pianta, come si è potuto evidenziare nel settembre di quest’anno, con i vasti disseccamenti sul Promontorio. Fenomeno che, fortunatamente, appare oggi, sia pur senza troppi ottimismi, con buona resilienza e in parziale regressione, probabilmente dovuto ai ricacci delle essenze quercine presenti sul promontorio”.
Da alcuni campioni prelevati dal CREA emerge la presenza di un secondo scolitide esotico, lo Xylosandrus crassiusculus la cui azione, in sinergia con il già noto X. compactus, potrebbe avere gravi effetti sulla vegetazione del parco. Dalle ricerche fin qui condotte emerge quindi la necessità di effettuare una approfondita valutazione dei rischi con le tecniche della pest risk analysis, attività che necessita alla sua base di una attenta attività di monitoraggio, sia con mezzi volanti (droni) che a terra. “Di tutto questo – ha spiegato il direttore del Parco nazionale del Circeo, Paolo Cassola – saranno informati anche gli organismi competenti dell’Unione Europea. Parallelamente alle attività di studio, è emersa la necessità varare le prime misure di contenimento e di divulgazione della problematica, divulgazione necessaria al fine di non creare inutili allarmismi per un fenomeno che è stato subito attenzionato dalle autorità competenti e vede a lavoro alcune tra le principali autorità nazionali in materia. Con un interesse scientifico manifestato anche da alcuni soggetti di ricerca internazionali.
Per il futuro si aprono diversi scenari e possibilità, ma tutti necessitano, alla base, di uno studio approfondito e di adeguati mezzi di finanziamento che gli Enti in sinergia si adopereranno per trovare”.