“Alla luce dell’ordinanza emessa nell’ambito dell’inchiesta ‘Olimpia’ e della iscrizione nel registro degli indagati del presidente dell’assemblea provinciale del Pd, l’avvocato Maurizio Mansutti, si ritiene che la posizione dello stesso non sia più compatibile con il mantenimento delle cariche ricoperte”. Lo affermano l’onorevole pontina Sesa Amici, Rosa Giancola, Enrico Forte, Giorgio De Marchis, Nicoletta Zuliani, Fabrizio Porcari, Marco Fioravante, Enzo De Amicis, Paolo Valente, Fabrizio Mattioli, Andrea Calcagnini e Claudio Lecce nella loro richiesta – indirizzata al segretario provinciale del Pd – per l’attivazione senza ulteriori ulteriore indugi delle procedure per la sospensione dal Pd e dalle cariche ricoperte dell’avvocato Mansutti, fino alla permanenza della sua implicazione nel procedimento penale in corso.
“Si ricorda – evidenziano i sottoscrittori dell’istanza – che analoghe procedure sono attivate di norma dal Pd in tutto il territorio nazionale in assenza di un gesto unilaterale di autosospensione dei soggetti coinvolti in indagini. Non si può non sottolineare che l’inerzia del segretario provinciale ha già procurato un notevole danno di immagine al Pd che è del tutto estraneo ai fatti oggetto di indagine”.
Dunque, un terremoto nel Pd dopo la scossa della Procura di Latina che ha iscritto nel registro degli indagati l’avvocato Mansutti e il democratico setino Titta Giorgi nell’inchiesta scandalo della politica totalmente asservita all’imprenditoria a danno del Comune e della sua comunità. A difesa di Mansutti, l’altro ieri era sceso in campo il senatore pontino Claudio Moscardelli accusando che era in atto una gogna mediatica “ispirata”.