L’associazione Terracina Social Forum ha redatto una sorta di vademecum per la lotta alle mafie. Un elenco di iniziative concrete che i Comuni dovrebbero porre in essere al fine di respingere con forza le infiltrazioni o il tentativo di infiltrazioni della malavita organizzata nel tessuto economico e sociale del territorio.
Ad animare il Terracina Social Forum è stato il “teatrino” del nuovo Consiglio comunale di Terracina che, sebbene nella prima seduta di insediamento il sindaco Nicola Procaccini, prendendo coscienza del problema, si era appellato al senso civico dei singoli cittadini invitandoli a rifiutare facili guadagni, non ha ancora attivato nessun percorso su trasparenza e legalità, ingredienti essenziali per combattere le mafie. Diverso il giudizio riservato alla nuova amministrazione comunale di Latina che, subito dopo la vittoria elettorale, ha organizzato un convegno sul tema, invitando i rappresentanti delle forze dell’ordine.
La critica del Terracina Social Forum, restando a Terracina, non esclude l’opposizione rimasta alla finestra. Marco Villa, portavoce dell’associazione, stigmatizza il “vuoto” delle minoranze ricordando che “il compito di una sana opposizione è quello di criticare l’operato della maggioranza e di fornire proposte”. Proposte che secondo l’associazione sarebbero pari a zero.
Ad ogni buon conto, riportiamo di seguito, la “ricetta” della legalità proposta dal Social Forum, utile al Comune di Terracina ma anche a tutte le amministrazioni pubbliche, atteso che “il contrasto alle mafie è un impegno che deve riguardare Tutti, nel senso che tutti devono fare la propria parte: la maggioranza, l’opposizione, le forze dell’ordine, le associazioni di categoria, gli ordini professionali, gli istituti bancari, le agenzie immobiliari, gli operatori turistici, i commercianti, chi gestisce spazi culturali (pubblici e privati), le scuole, il corpo docente, le associazioni antimafia, le associazioni ambientaliste, le associazioni culturali, i singoli cittadini”.
IL VADEMECUM
A Terracina si deve costituire, con una certa rapidità, un Osservatorio della legalità aperto a tutte le realtà precedentemente citate.
La politica deve chiedere che in provincia sia istituita la Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Latina, che siano aumentate risorse e mezzi delle forze dell’ordine, nonché potenziate le attività di controllo sul territorio (in particolare le indagini patrimoniali), favorendo la collaborazione tra tutte le forze dell’ordine.
Il Comune deve dichiarare Terracina città antimafia; istituire, come a Formia, la “Cassetta del cittadino perbene”; istituire la Commissione consiliare antimafia sul modello del Comune di Milano; istituire l’anagrafe patrimoniale degli eletti come previsto dalla legge per i Comuni con più di 50.000 abitanti; far sottoscrivere, ai candidati alle elezioni, il Codice di autoregolamentazione delle candidature approvato dalla Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 3 aprile 2007; aderire al Codice europeo di comportamento per gli eletti; garantire la massima trasparenza delle remunerazioni del sindaco, dei componenti della Giunta, dei dirigenti comunali e degli eventuali consulenti; aderire al Codice etico per gli amministratori locali (la cosiddetta “Carta di Pisa”); fornire informazioni e dati alla rete Avviso Pubblico per quanto concerne l’elaborazione del rapporto annuale “Amministratori sotto tiro”, in cui vengono elencati il numero delle minacce e delle intimidazioni mafiose e criminali nei confronti degli amministratori locali e di persone che operano nell’ambito della Pubblica Amministrazione in tutta Italia.
Deve poi elaborare un codice etico per i fornitori dell’ente, dare corretta applicazione al codice dei contratti pubblici, garantire la massima trasparenza delle gare d’appalto, pubblicando sul sito Internet dell’ente ogni singolo passaggio delle procedure concorsuali; deve altresì inserire nei contratti una clausola di recesso, che consenta all’ente di recedere senza penali da un contratto e l’obbligo per i propri uffici ad applicarla nel caso in cui l’informativa prefettizia su infiltrazioni mafiose arrivi a lavori già iniziati.
All’interno del Comune si deve applicare il D. lgs. n. 231/2001, che prevede solo per i soggetti giuridici privati regole di governance societaria stringenti e definite per prevenire le infiltrazioni criminali. Si devono organizzare corsi di formazione dei dipendenti comunali sui rischi di infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione, soprattutto per i dipendenti del settore degli appalti, urbanistica ed edilizia, nonché prevedere la rotazione periodica del personale nei settori indicati al punto precedente.
L’ente deve introdurre il rispetto del criterio dell’ordine cronologico nell’istruttoria delle pratiche amministrative comunali e, per le opere pubbliche e per gli interventi di manutenzione, grazie ad una più accurata programmazione dei lavori pubblici, deve ridurre il più possibile il ricorso alla trattativa privata giustificata dalla necessità ed urgenza di provvedere.
L’amministrazione comunale deve promuovere tra i cittadini e soprattutto tra gli operatori economici l’adesione al manifesto del cittadino/consumatore per la legalità e lo sviluppo (http://www.faiconsumocritico.org). Deve poi promuovere, tra i liberi professionisti locali, la sottoscrizione del manifesto antimafia predisposto dall’associazione Professionisti Liberi, nonché l’adesione, tra le aziende, al codice antimafia per le imprese (http://www.portale231.com/images/codice_antimafia.pdf). Deve anche informare gli imprenditori locali riguardo all’iscrizione alla white list della Prefettura, introdotta dalla legge anticorruzione, contenente l’elenco delle imprese non soggette a tentativi di infiltrazione mafiosa.
Il Comune deve poi sostenere le associazioni antimafia presenti sul territorio, promuovendo l’iscrizione tra i cittadini e gli operatori economici.
Nel settore agricolo l’ente deve introdurre sgravi fiscali per le aziende che rispettano i contratti di lavoro e attuano la formazione professionale del personale, chiedere che siano incrementati i controlli per contrastare il fenomeno del caporalato, introdurre sistemi premianti per le imprese che denunciano fenomeni di caporalato, tutelare il più possibile i braccianti che denunciano i caporali, controllare che nel settore non si ricorra a forme di remunerazione a cottimo, verificare che nelle campagne del territorio comunale non siano presenti ghetti (o altre sistemazioni ai limiti dell’abitabilità) per i braccianti stranieri e liberare immediatamente tali ghetti o alloggi simili, trovando una sistemazione alternativa per i braccianti. Va poi contrastato con forza il fenomeno dell’uso di sostanze dopanti, per soffrire meno la fatica, da parte dei lavoratori agricoli stranieri.
L’amministrazione comunale deve aderire a Coltiviamo diritti, la rete per restituire dignità, diritti, rispetto, valore, al lavoro dei braccianti agricoli, nonché promuovere il progetto europeo AGREE (Agricoltural job rights to end foreign workers exploitation), che mira a favorire la formazione e il dialogo tra operatori del settore, attori locali e cittadinanza per diffondere la coscienza dei problemi legati allo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.
Nelle campagne va poi contrastato il lavoro grigio, quando un contratto c’è, ma serve al datore di lavoro come scudo per le verifiche: è sufficiente segnare poche giornate e nessuno potrà contestare.
Il Comune deve introdurre agevolazioni fiscali a favore degli imprenditori che denunciano il pizzo, l’usura o altri fenomeni estorsivo-malavitosi, ma nello stesso va revocata la licenza commerciale agli operatori economici che si macchiano del reato di favoreggiamento nei confronti dei mafiosi.
Vanno organizzati, nelle scuole di ogni ordine e grado, incontri con esponenti delle forze dell’ordine e con le associazioni antimafia per promuovere la cultura della legalità, nonché corsi per l’utilizzo consapevole del denaro, come misura di prevenzione dell’usura.
Il Comune deve poi organizzare iniziative in occasione della Notte bianca della legalità e in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno per ricordare le vittime delle mafie; deve introdurre sul proprio sito Internet un link alla pagina del Ministero dell’Interno con le fotografie dei principali latitanti ricercati; deve costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio di Gaetano Marino. Infine, dovrebbe istituire il premio Angelo Vassallo per il cittadino che, durante l’anno, più si è distinto per la tutela dell’ambiente e della legalità, il premio annuale Roberto Mancini per l’esponente delle forze dell’ordine, della magistratura o della società civile che più si è distinto nell’attività di contrasto dell’ecomafia, ed assegnare alle nuove strade cittadine nomi di vittime delle mafie (magistrati, giornalisti, uomini delle forze dell’ordine, ecc.).